Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, “approfittando” di una richiesta del governatore dello Stato di Amazonas Wilson Lima, invia l’esercito in Amazzonia per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Il provvedimento è contenuto in un decreto che già appare sulla Gazzetta Ufficiale di oggi.
“Considerando le disposizioni dell’art. 2 del decreto n. 10.341, del 6 maggio 2020, e la lettera ufficiale n. 161/2020 – GE, del 22 maggio 2020, del governatore dello Stato di Amazonas, autorizzo l’uso delle forze armate nello Stato di Amazonas, secondo i termini delle disposizioni di detto decreto”, si legge nel provvedimento.
Il decreto stabilisce, tra l’altro, l’autorizzazione a svolgere azioni preventive e repressive contro i reati ambientali, dirette alla deforestazione illegale e a combattere gli incendi. Prevede inoltre che le forze armate agiranno in “coordinamento con gli organismi di pubblica sicurezza”.
Non mancano, tuttavia, forti dubbi sul fatto che la presenza dell’Esercito contribuisca, da un lato, a fronteggiare l’avanzata del contagio in tutta la foresta e, dall’altro, a difendere l’Amazzonia da altri attentati all’ambiente e alla popolazione, considerata la linea politica finora tenuta dal Presidente, di appoggio esplicito agli interessi della grande impresa e allo sfruttamento intensivo dei territori amazzonici. La gravità del provvedimento, poi, sembra fare a pugni con la decisione delle autorità di Manaus, di fronte a un calo dei contagi nella capitale (ma non nelle zone periferiche) di consentire la riapertura di diverse attività, tra cui quella dei luoghi di culto. Subito i settori neo-pentecostali hanno esultato, mentre l’arcidiocesi di Manaus, da parte sua, sceglie un atteggiamento di prudenza e tutela della vita, posticipando la riapertura al 23 giugno, come precisa una nota dell’arcidiocesi.