“Dobbiamo essere vetri trasparenti che lasciano passare tutta la luce di Gesù Risorto”. Così il card. Angelo Comastri, arciprete della basilica vaticana, guidando la recita del Rosario subito dopo la recita del Regina Coeli ha commentato la Crocifissione di Cristo – oggetto del primo Mistero della Gloria – che “avviene in pubblico, davanti agli occhi di tutti, ma nelle prime ore del mattino, le più solitarie, le più silenziose”. “A Gesù – ha spiegato il cardinale – stava a cuore svelarci il mistero intimo di Dio che non conoscevamo, che è amore infinito. E la Crocifissione grida questo amore, che non potevamo nemmeno immaginare. Dio vuole che noi siamo la prova della Risurrezione di Gesù, con una vita trasformata dall’incontro e dall’amicizia di Gesù”. Il secondo Mistero della Gloria ci presenta l’Ascensione, che “non è un abbandono”, ha precisato Comastri: “Gesù c’è e resta nascosto perché cresca la nostra responsabilità”. II terzo Mistero glorioso ci porta nel Cenacolo, dove “gli apostoli unanimi e concordi, riuniti intorno a Maria, pregano e aspettano il dono dello Spirito Santo che Gesù gli aveva promesso. E quando entra nei loro cuori, diventano missionari coraggiosi fino a versare il sangue per amore di Gesù”. “E la Pentecoste continua ancora oggi”, ha assicurato il cardinale, citando San Francesco d’Assisi e “il coraggio dei santi, che dobbiamo recuperare anche noi oggi”. Il quarto Mistero della gloria ci presenta l’Assunzione di Maria al cielo. “Maria è sempre madre, e una madre non va mai in pensione”, ha commentato Comastri, ricordando il 13 maggio del 1981, quando la Madonna – come ebbe poi a dire lo stesso Giovanni Paolo II – salvò il Papa da un colpo di proiettile che gli attraversò il corpo. Il quinto Mistero della Gloria ci fa meditare il Paradiso, “dove noi ci stiamo incamminando ma molto spesso non ci pensiamo”, il monito del cardinale, che ha raccontato un aneddoto personale: “Alcuni anni fa mi trovavo sulla scalinata di San Gregorio al Celio con Madre Teresa. Aspettavamo una macchina per recarci in Vaticano, a un certo punto si ferma un’autista che non era quello che aspettavamo. Lui riconosce Madre Teresa e le dice: ‘Madre, che aspetta?’. ‘Aspetto il Paradiso, figlio mio’. Io rimasi incantato. Non sarei stato capace di dire la stessa cosa. Forse anche noi ci dimentichiamo che stiamo camminando verso il Paradiso”.