Un appello ad “affrontare con urgenza il fallimento del Paese nel proteggere e fornire l’istruzione a un’intera generazione di bambini nel nord-est della Nigeria, una regione devastata da anni di atrocità perpetrate da Boko Haram e da enormi violazioni delle forze militari”. È contenuto nel rapporto di Amnesty international “Ci siamo asciugati le lacrime: occupiamoci dei bambini vittime del conflitto della Nigeria nord-orientale”, diffuso oggi. Il report analizza le pratiche diffuse della detenzione illegittima e della tortura a opera delle forze militari, che hanno aggravato le sofferenze dei bambini degli Stati di Borno e Adamawa, a causa di crimini di guerra e contro l’umanità per mano di Boko Haram. Il rapporto svela inoltre come i donatori internazionali “abbiano foraggiato un programma fallimentare che pretende di reinserire ex presunti combattenti, ma che perlopiù equivale a una detenzione illegale di minori e adulti”. “Tra le varie atrocità – racconta Joanne Mariner, direttrice per le risposte alle crisi di Amnesty international -, Boko Haram ha più volte attaccato scuole e rapito moltissimi minori per farne soldati o ‘spose’. Il trattamento delle forze militari nigeriane per coloro che sfuggono a tale brutalità è stato altrettanto atroce. Dalla detenzione illegittima e di massa in condizioni disumane a pestaggi e torture, fino a consentire abusi sessuali da parte di detenuti adulti”. Tra novembre 2019 e aprile 2020, Amnesty ha intervistato oltre 230 persone, tra le quali 119 erano minori quando hanno subito gravi crimini da parte di Boko Haram o dalle forze militari nigeriane. I minori che scappano da Boko Haram diventano sfollati oppure sono tenuti in regime di detenzione arbitraria per anni in caserme militari, in condizioni che equivalgono a tortura e altri maltrattamenti. L’Onu ha comunicato di aver verificato il rilascio di 2.879 minori dal regime di detenzione militare a partire dal 2015, dati ampiamente sottostimati. Amnesty calcola che almeno 10.000 persone, tra cui molti minori, siano decedute in regime di detenzione durante il conflitto. Amnesty ha anche documentato violazioni nell’operazione “Corridoio sicuro”, un programma di aiuto di milioni di dollari elargiti da Ue, Regno Unito, Usa e altri partner. Ai reclusi nel centro di detenzione fuori Gombe, istituito nel 2016 con lo scopo di riabilitare presunti combattenti o sostenitori di Boko Haram, non è stata comunicata alcuna motivazione legale alla detenzione.