Corridoi umanitari per i profughi bloccati nelle isole greche. “Si mettano subito in salvo almeno i minori, come chiedono decine di voci della società civile e della politica”. A chiederlo è la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) che oggi lancia un appello alla “coscienza dell’Europa”. “Quello che accade ai confini dell’Europa, in Grecia e Turchia, sfida la coscienza morale e giuridica dell’Europa e spinge la società europea e quindi anche le Chiese a un nuovo grande impegno nei confronti di profughi ogni giorno più vulnerabili”, dichiara Luca Maria Negro, presidente della Fcei. “Per questo, come protestanti e come cittadini europei, rivolgiamo un pressante appello alle istituzioni nazionali e sovranazionali perché elaborino un piano d’intervento che consenta almeno ai soggetti più vulnerabili oggi concentrati in Grecia di ricollocarsi in altri Paesi europei. L’Italia deve fare per la Grecia meglio e più di quello che l’Europa ha fatto per l’Italia e per questo, forti dell’esperienza dei corridoi umanitari già realizzati dal Libano dal 2016, come Chiese protestanti ci mettiamo a disposizione per partecipare a piani di accoglienza straordinaria coordinati dal Governo”. Secondo la Fcei – da anni impegnata insieme alla Tavola Valdese e alla Comunità di Sant’Egidio a promuovere e sostenere corridoi umanitari dal Libano in collaborazione con i ministeri dell’Interno e degli Esteri italiani – “l’urgenza di un intervento a favore dei profughi nelle isole greche non deve escludere un’azione per superare gli accordi con la Turchia che, come attestano anche fonti istituzionali, non garantiscono il rispetto dei diritti umani e costringono migliaia di profughi in una trappola che non consente loro né di andare avanti né di tornare indietro”. Infine, “occorre contenere al più presto gli effetti negativi dei Decreti sicurezza, superandoli con misure realistiche e costituzionalmente fondate che aprano vie di accesso in Italia sicure regolari, controllate e sostenibili. L’imminente rinnovo del protocollo che ha reso possibile la sperimentazione dei Corridoi umanitari verso l’Italia sia l’occasione per rilanciare anche in Europa questa buona pratica”.