“Ancora una volta diciamo grazie a Papa Francesco per la sua speciale attenzione alle nostre terre, alle diocesi più colpite dall’inquinamento e alle sofferenze della gente. Lo aspettiamo ancora e speriamo di vederlo presto”. Così mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, commentando le parole di Papa Francesco, ieri, dopo la recita del Regina Coeli. Il Pontefice, infatti, ha ricordato che ieri sarebbe dovuto andare proprio in visita alla diocesi per “sostenere la fede di quella popolazione e l’impegno di quanti si adoperano per contrastare il dramma dell’inquinamento della cosiddetta Terra dei Fuochi. La mia visita è stata rimandata”, ma, ha aggiunto, “ci andrò, sicuro”.
Quelle del Papa sono “parole di ulteriore incoraggiamento a non abbassare la guardia di fronte al dramma ambientale, che rischia di passare in secondo piano in questo tempo di emergenza sanitaria da pandemia”, ha affermato mons. Di Donna, che ha proseguito: “Come Chiesa di Acerra noi ci impegniamo a continuare a tenere ancora accesi i riflettori sull’inquinamento delle nostre terre e a risvegliare le coscienze”, per una “operazione verità in dialogo con le Istituzioni”, giungendo a quella che il Papa chiama “conversione ecologica”.
Si tratta di un “impegno non solo nostro – ha precisato il presule –, ma comune ad altre nove diocesi del territorio compreso tra Napoli a Caserta”.
La promessa del Pontefice di recuperare la visita appena possibile rappresenta “una nuova iniezione di fiducia e di speranza per riprendere questo impegno, per le famiglie, in modo speciale quelle dei bambini e dei ragazzi colpiti dalla malattia”, perché “nelle nostre terre si continua a morire per l’emergenza ambientale”.
Ieri mattina Papa Francesco avrebbe dovuto incontrare ad Acerra i vescovi, parroci e sindaci dei Comuni di quei territori tra Napoli e Caserta. Perciò il rinnovato appello del vescovo Di Donna, affinché “venga fatta finalmente verità nei nostri territori garantendo uno sviluppo vero alle nostre terre, che ponga al centro l’uomo, il suo sviluppo integrale, compatibile con la fondamentale e originaria vocazione agricola, archeologica e turistica”. Ancor più “in questo tempo in cui l’emergenza dell’epidemia ha messo in ginocchio proprio l’economia agricola e il turismo”. Il timore è che “questa pandemia faccia ulteriori vittime: questa volta non di natura sanitaria ma economica e morale”.
L’incoraggiamento del Papa, ha concluso mons. Di Donna, è infine una esortazione, a cinque anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, a verificare, anche nella Chiesa, “lo stato di accoglienza di quel profetico documento”, soprattutto “nell’anno che Papa Francesco ha indetto da oggi al 24 maggio del 2021 dedicato alla Laudato si’”.