“Quel patrimonio di idee e di conoscenze – cementato in una cultura dell’indagine rigorosa perché condotta senza facili scorciatoie – è rimasto intatto nell’eredità che ci ha lasciato il giudice Falcone, la cui memoria è ormai nel sentimento comune dei cittadini e dei tanti giovani che nel 1992 neanche erano nati. Soprattutto a loro dobbiamo dire che lo Stato c’è. Che magistratura e forze di polizia si impegnano tutti i giorni e che fanno registrare importanti successi. E dobbiamo dire loro anche che la lotta contro le mafie continua con la stessa intensità, seppure in un contesto storico e sociale mutato e in continua evoluzione”. Lo affermato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, in un messaggio in occasione del 28° anniversario della strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Il loro ricordo “impone a tutti noi – sottolinea la titolare del Viminale – il dovere di non disperdere un impegno quotidiano per la legalità che ancora oggi manifesta tutta la sua carica ideale”.
“Come ci hanno insegnato i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche lui temuto e per questo assassinato da Cosa nostra, le mafie – prosegue la ministra – sanno di poter contare su una grande capacità di adattamento. E per questo sfruttano ogni occasione utile, anche ora l’emergenza sanitaria per il Covid19, perché le opportunità di investimenti opachi rappresentano da sempre la chiave d’accesso che apre la porta all’inquinamento dell’economia sana a favore di quella illegale”.
“Ai tempi della crisi economica generata dal Covid-19, le organizzazioni mafiose – avverte Lamorgese – esercitano la loro pervasività attraverso l’usura, la rilevazione delle attività in crisi e l’intercettazione dell’enorme flusso di denaro pubblico, che poi porta anche ad alimentare fenomeni di corruzione e collusione e l’infiltrazione nel settore degli appalti”. “Ora più che mai, in questa situazione senza precedenti, lo Stato deve tenere alta la guardia”, il monito della ministra: “Le istituzioni e la società civile hanno tutti gli anticorpi necessari per impedire alla mafia di approfittare di questa gravissima emergenza”. “Le mafie hanno cambiato pelle ma non hanno mutato la natura criminale del loro progetto”, evidenzia Lamorgese rivendicando come “la cultura della legalità e i valori non trattabili della lotta alla criminalità mafiosa, che oggi utilizza raffinati strumenti finanziari più che la forza delle armi, fanno parte ormai del Dna delle istituzioni repubblicane”.