Sanità: Calabria, le proposte della società civile al ministro Speranza per una riforma del sistema regionale

Per riannodare il “rapporto di fiducia” che si è interrotto tra i calabresi e il Servizio sanitario regionale è necessario “attivare tutti gli strumenti di partecipazione che rendano trasparente il settore e coinvolgano i cittadini e le istituzioni”. Occorre inoltre valorizzare la “sanità territoriale” con modelli organizzativi che pongano al centro i bisogni di salute del paziente cronico, della donna, delle bambine e dei bambini, dei pazienti fragili assicurando “un raccordo funzionale” tra “piano regionale della prevenzione e piano regionale della cronicità”. Sono le prime due proposte al ministro della Salute, Roberto Speranza, contenute in un documento condiviso da  “Associazioni e persone della società civile in Calabria”, con 5 punti essenziali “per un nuovo corso della sanità in Calabria”. Ad oggi 120 sindaci, da tutte le cinque province calabresi, hanno appoggiato e condiviso la petizione lanciata il 10 maggio scorso (e che può ancora essere firmata) “Diritto alla salute in Calabria. Lettera aperta al ministro Speranza”, che conta 3.923 firme sulla piattaforma change.org a cui si aggiungono le 111 iniziali e le 1.000 fuori piattaforma. I promotori dell’iniziativa – il presidente della Comunità Progetto Sud, don Giacomo Panizza, insieme a Italo Reale e Rubens Curia – hanno presentato oggi il documento di proposte in conferenza stampa a Lamezia. Ulteriore richiesta, ristrutturare la rete ospedaliera come un insieme di nodi collegati tra loro prevedendo un coordinamento tecnico-scientifico tra gli ospedali che ne fanno parte e qualificando i presìdi di piccole dimensioni. Occorre inoltre rideterminare il fabbisogno di posti letto delle Terapie intensive e sub-intensive e rafforzare il ruolo centrale dei Dipartimenti di prevenzione, la centralità delle cure domiciliari (più cure domiciliari meno Rsa!), della specialistica ambulatoriale. Serve infine “una nuova fase del commissariamento” dopo quasi 11 anni di “Piano di rientro dal debito” rivelatosi fallimentare dal momento che, si legge nel documento, “la sanità calabrese non solo non adempie ai Lea, ma nel 2018 ha prodotto un disavanzo di 203 milioni di euro nonostante il blocco del turn over del personale e altri ‘risparmi’” come il blocco del bando delle ore di specialistica ambulatoriale.

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