“La salvezza non è la conseguenza delle nostre iniziative missionarie e nemmeno dei nostri discorsi sull’incarnazione del Verbo”. Ne è convinto il Papa, che nel messaggio inviato alle Pontificie Opere Missionarie (Pom) ricorda che “i testimoni, in ogni situazione umana, sono coloro che attestano ciò che viene compiuto da qualcun altro. In questo senso, e solo in questo senso, noi possiamo essere testimoni di Cristo e del suo Spirito”. “La Chiesa – spiegava già Sant’Agostino – non pregherebbe il Signore per chiedere che la fede sia donata a quelli che non conoscono Cristo, se non credesse che è Dio stesso a rivolgere e attirare verso di sé la volontà degli uomini”, fa notare Francesco: “La Chiesa non farebbe pregare i suoi figli per chiedere al Signore di perseverare nella fede in Cristo, se non credesse che è proprio il Signore ad avere in mano i nostri cuori”. “Se la Chiesa chiedesse a Lui queste cose, ma pensasse di potersele dare da sé stessa, vorrebbe dire che tutte le sue preghiere non sono autentiche, ma sono formule vuote, dei ‘modi di dire’, dei convenevoli imposti dal conformismo ecclesiastico”, il monito: “Se non si riconosce che la fede è un dono di Dio, anche le preghiere che la Chiesa rivolge a Lui non hanno senso. E non si esprime attraverso di esse nessuna sincera passione per la felicità e la salvezza degli altri e di quelli che non riconoscono Cristo risorto, anche se si passa il tempo a organizzare la conversione del mondo al cristianesimo”. “È lo Spirito Santo ad accendere e custodire la fede nei cuori, riconoscere questo fatto cambia tutto”, la tesi del Papa: “È lo Spirito che accende e anima la missione, le imprime dei connotati ‘genetici’, accenti e movenze singolari che rendono l’annuncio del Vangelo e la confessione delle fede cristiana un’altra cosa rispetto ad ogni proselitismo politico o culturale, psicologico o religioso”.