“Lasciano inorriditi le immagini della clinica Biotexcom, agenzia di maternità surrogata dell’Ucraina, in cui si vedono decine di bimbi sottratti deliberatamente alle loro madri biologiche perché qualcuno li ha pagati”. Inizia così la lettera al presidente del Consiglio Conte inviata dalla Papa Giovanni XXIII – la Comunità fondata da don Oreste Benzi che gestisce centinaia di case famiglia in Italia e nel mondo – in merito alla vicenda dei bambini ucraini nati tramite la cosiddetta “maternità surrogata” e rimasti bloccati a Kiev a causa dell’impossibilità delle coppie straniere “committenti” di ritirarli per l’emergenza Covid-19. Tra queste coppie ve ne sono anche di italiane sebbene in Italia la surrogazione di maternità costituisca reato.
Una lettera in cui, partendo dall’indignazione per il “vergognoso sfruttamento delle madri surrogate e di tanti bimbi che diventano oggetto di compravendita”, si chiedono al Governo tre azioni a favore dei bambini di Kiev.
“Chiediamo che i bimbi di Kiev rimangano con le loro mamme, quelle che li hanno partoriti. E se non fosse possibile, chiediamo che si dia avvio all’iter dell’adozione – si legge nella missiva, firmata dal presidente della Comunità, Giovanni Paolo Ramonda -. Chiediamo di uscire dall’ambiguità ed intraprendere tutte le azioni politiche per ostacolare il ricorso di cittadini italiani a questa pratica all’estero. Ed infine chiediamo di sostenere l’abolizione universale della pratica dell’utero in affitto”.