I culti religiosi potranno riprendere in Svizzera dal 28 maggio, a condizione che le comunità religiose preparino entro quel momento piani di protezione contro il Covid-19. È quanto ha deciso il Consiglio federale nella sua riunione di ieri. “Le comunità religiose potranno riprendere la vita della loro comunità e radunare i loro fedeli”, afferma il comunicato stampa del Consiglio federale. Dal 28 maggio, gli uffici e le celebrazioni di tutte le fedi saranno nuovamente autorizzati. Le comunità religiose hanno una settimana di tempo per preparare piani di protezione e garantire la tracciabilità delle catene di trasmissione. A tal fine, l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) ha sviluppato un modello di piano di protezione. “In una situazione così particolare come quello che stiamo vivendo, alcune persone hanno bisogno di fermarsi in preghiera. Per questo motivo abbiamo compreso i luoghi di culto in modo diverso dai luoghi turistici o dagli impianti di risalita che riapriranno al più presto l’8 giugno”, ha dichiarato il consigliere federale Alain Berset. Inizialmente prevista per l’8 giugno, la ripresa dei servizi religiosi per tutte le fedi, sospesa a causa della pandemia dal 13 marzo, è stata quindi anticipata di dieci giorni. La Conferenza episcopale svizzera (Ces) accoglie con favore la notizia, e sta cercando ora di informarsi sui dettagli del piano di protezione e sulle condizioni menzionate dal Consiglio federale, spiega Encarnacion Berger-Lobato, portavoce della Ces. Il 19 maggio, i rappresentanti del Consiglio svizzero delle religioni (Scr) avevano incontrato Alain Berset, al quale hanno spiegato l’importanza di riaprire ai servizi religiosi e revocare pertanto le chiusure di chiese, moschee e sinagoghe. Berset aveva dichiarato di essere pronto a portare la richiesta nella riunione del Consiglio federale di mercoledì 20 maggio e così è stato.