“La pandemia ha avuto un forte impatto sulla violenza sulle donne e ha reso il tema più visibile”: ad affermarlo è stata Marceline Naudi, presidente del Gruppo di esperti sulle azioni contro la violenza sulle donne e la violenza domestica (Grevio, Consiglio d’Europa) che oggi ha moderato un webinar sul tema “Violenza contro donne e ragazze prima, durante e dopo Covid-19: la pandemia-ombra che deve essere affrontata”. “La pandemia del Covid-19 si è aggiunta a una pandemia senza confini che già c’era, quella della violenza e della discriminazione sulle donne”, ha confermato Dubravka Šimonović, relatore speciale dell’Onu per la violenza sulle donne. È presto per avere un’immagine globale dell’aumento della violenza, anche se ci sono segnali già molto chiari: lo dimostra il caso italiano, ha ricordato Sara De Vido (Università Ca’ Foscari), facendo riferimento ai dati dell’Istat che hanno segnalato un aumento del 73% delle richieste di aiuto, attraverso le linee telefoniche predisposte, da parte delle donne per casi di violenza o abuso, tra il 1° marzo e la metà di aprile. In questa fase, ha aggiunto De Vido, i dati sono ancora “rozzi e preliminari”, ma su un piano generale si può già vedere che il Covid, come ogni crisi, ha “esposto e intensificato discriminazioni e differenze sociali esistenti”.
A segnare un netto aumento per ovvi motivi sono state anche le pressioni, violenze, attacchi, alle donne attraverso il cyberspazio. Europol ha già dichiarato che “le attività criminali veicolate dal digitale siano aumentate durante il lock down”, ha affermato Adrianne Van Der Wilk, esperta di tecnologie online. Vecchie forme si sono intensificate (come la condivisione non consensuale di immagini e video private), nuove forme si sono manifestate, come lo “zoom-bombing”, interruzioni durante le sessioni con la diffusione di immagini o video osceni o discriminatori.