Quello di “tessere storie è stato il filo conduttore di tutto il lavoro che abbiamo svolto all’Eco di Bergamo dalla fine di febbraio fino a oggi”. Lo conferma il direttore, Alberto Ceresoli, in una riflessione in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra domenica 24 maggio. Durante la pandemia – ricorda – il quotidiano “ha tessuto le storie delle migliaia e migliaia di bergamaschi che sono morti”. Lo ha fatto “grazie all’aiuto dei familiari, dei loro cari, dei loro amici, dei loro conoscenti”. Del resto, “L’Eco di Bergamo ha tradizionalmente un legame molto forte con i propri lettori, ma questa tragedia – osserva Ceresoli – ha ulteriormente rafforzato questo legame con il territorio, con la nostra terra”. “I bergamaschi ci hanno trattato come un loro confidente”, rivela il direttore sottolineando che “tutti i giorni, per moltissimi giorni, da marzo ad oggi, ci hanno scritto quotidianamente decine, decine e decine di lettere, di messaggi e di email, ci hanno mandato dei video raccontandoci il dolore e la sofferenza, i ricordi del loro congiunto che è mancato”.
Ricordando con gioia il messaggio ricevuto il 1° maggio dal Capo dello Stato, Ceresoli afferma che “i complimenti e gli auguri più belli ci sono arrivati proprio dai lettori che hanno apprezzato il lavoro fatto e ci hanno detto che mai come oggi ci avevano sentito così vicini e partecipi del loro dolore”. Nelle parole del direttore anche il ricordo che “questo raccontare la storia dei molti bergamaschi, che hanno perso la vita nella pandemia, ci è valsa anche una telefonata di Papa Francesco che, usando le sue parole, ha apprezzato la grande opera di carità cristiana che il giornale ha fatto raccontando, appunto, la vita di queste persone”.
Un racconto che “non è finito, anche se la situazione è decisamente migliorata”. Sulla facciata di un edificio adiacente alla sede storica del giornale, infatti, la redazione ha allestito un memoriale. “Lo abbiamo chiamato ‘Ogni vita, una storia’”, riferisce il direttore, spiegando che “su un grande maxischermo ruotano le fotografie, i ricordi, i nomi delle oltre 4000 persone defunte”.