“Gli uomini liberi sono coloro che, partendo dalla differenza dell’altro, seminano uguaglianza, seminano mistero, tracciano direzioni di appartenenza anche sull’incudine del dissenso e del dibattito. In una sola parola: costruiscono”. È quanto scrive mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, in una riflessione diffusa ieri, 1° maggio. “Gesù, in questo, è stato il più grande architetto di libertà – afferma il presule –. Perché evangelizzare la libertà non significa apporre uno stendardo della vittoria; la sola vittoria libera è quella interiore, quella che ci fa piangere nel silenzio, quella per cui la vera minaccia non è rappresentata da una sua deficienza, ma dall’incapacità di amarla, di difenderla, di ridisegnarla sui confini del mondo, di renderla, come scriveva Oriana Fallaci ‘un dovere, prima che un diritto’. Ecco il senso vero dell’essere liberi, anche di fronte alle restrizioni. L’ideologia dell’urgenza ci ha concesso tempo, non libero, forse liberato, da tutte le dittature dell’abitudine. Forse eravamo schiavi prima e non lo sapevamo, o forse lo sapevamo e ci raccontavamo l’amara bugia della comodità, della sicurezza, della paura”. Adesso, conclude il presule, “servirà ripartire dalla ‘fase 2’, che è anche la fase della convivenza con la consapevolezza, con l’aver fatto i conti con la sfiducia, con la contezza che oltre i numeri ci sono voci, corpi, che le nostre vite non sono una forma della morte ma la coesistenza e l’accettazione e di una differenza. Essere liberi significa ora essere diversamente simili”.