“Si conferma, come anticipato nei giorni scorsi, il raddoppio delle persone che per la prima volta si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza”. In particolare, sono 38.580 i “nuovi poveri”, un incremento pari al 105%. Lo evidenzia, in una nota, Caritas Italiana che diffonde oggi i dati del primo monitoraggio riferiti a 101 Caritas diocesane, pari al 46% del totale.
“Cresce – si legge nella nota – la richiesta di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti a domicilio, empori solidali, mense, vestiario, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Nel contempo, aumenta il bisogno di ascolto, sostegno psicologico, di compagnia e di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro”.
Caritas Italiana riporta poi un “dato confortante”: il coinvolgimento della comunità e l’attivazione solidale nel 76,2% delle Caritas monitorate ha riguardato enti pubblici, enti privati o terzo settore, parrocchie, gruppi di volontariato, singoli. E se Papa Francesco ha donato 100mila euro per un primo significativo soccorso in questa fase di emergenza e la Cei ha messo a disposizione un contributo di 10 milioni di euro dai fondi dell’otto per mille, la campagna Caritas “Emergenza coronavirus: la concretezza della carità” ha raccolto finora più di 1,9 milioni di euro da parte di 3.760 offerenti.
Il monitoraggio svolto conferma che nel 59,4% delle Caritas sono aumentati i volontari giovani, under 34, impegnati nelle attività e nei servizi, che hanno consentito di far fronte al calo degli over 65 rimasti inattivi per motivi precauzionali. “Purtroppo – viene rilevato nella nota – 42 tra volontari e operatori sono risultati positivi al Covid-19 in 22 Caritas diocesane e in 9 Caritas si sono registrati 10 decessi”.
Gli interventi messi in campo riguardano: servizi di ascolto e accompagnamento telefonico o anche in presenza negli ospedali e nelle Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio a favore di più di 56.500 persone; la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto. Diverse diocesi hanno poi messo a disposizione strutture per l’ospitalità: in particolare ad oggi sono 68 le realtà in 48 diocesi per quasi 1.450 posti destinati a medici e infermieri, 46 strutture in 34 diocesi dedicate a persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture in 42 diocesi per oltre 1.200 posti per l’accoglienza di persone senza dimora.