Ieri il Consiglio di Stato francese ha ordinato al governo di revocare il divieto “generale e assoluto” di riunirsi nei luoghi di culto, istituito nell’ambito dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, a causa della sua “natura sproporzionata”. Interpellato da diverse associazioni e singoli richiedenti, il più alto tribunale amministrativo ha ritenuto che questo divieto “viola in modo grave e manifestamente illegale” la libertà di religione e ha pertanto chiesto al governo di revocarlo “entro otto giorni”. La sentenza fa riferimento al decreto del primo ministro Edouard Philippe dell’11 maggio, come parte delle misure di contenimento della pandemia di Coronavirus. Il decreto proibisce qualsiasi riunione e assembramento all’interno dei luoghi di culto, ad eccezione delle cerimonie funebri, che sono limitate a venti persone. Nella sentenza del Consiglio di Stato, il giudice osserva che possono essere adottate “misure di controllo meno rigorose” e afferma che “il divieto generale e assoluto è sproporzionato alla luce dell’obiettivo di preservare la salute pubblica e costituisce pertanto, vista la natura essenziale di questa componente della libertà di culto, una violazione grave e manifesta illegale a quest’ultima”.