“Dopo le forzate chiusure, finalmente anche se con esitazione e tanta perplessità, bisogna ripartire. È necessario ricominciare con nuovo entusiasmo, con nuova sensibilità”, ma “non si tratta di ripartire dal punto dove avevamo interrotto”. Lo evidenzia, in una riflessione, il vescovo di Teggiano-Policastro, mons. Antonio De Luca, per il quale “la prima risorsa che ci aiuta a rialzarci” è “la consapevolezza che siamo vulnerabili” e la seconda l’aver chiaro che “non ci sarà mai consentito di stare bene e di vivere sani se continuiamo a fare scelte che ammalano il pianeta”. Infatti, “siamo legati da un unico destino di benessere o di fallimento e tutto si presenta irriducibilmente connesso: la sanità, l’economia, l’educazione, la politica, la custodia dell’ambiente, le migrazioni dei popoli. Tutto è connesso! Avere questa consapevolezza ci proietta verso responsabilità globalizzate e condivise”.
Dopo aver ricordato che i migranti, “impiegati nella filiera agroalimentare, nel settore dell’assistenza ai nostri anziani e malati”, “meritano rispetto e riconoscimento dei diritti”, il presule evidenzia: “Serve una nuova alleanza con la madre terra. La conversione ecologica, tanto invocata da Papa Francesco, attende ancora significativi riscontri, si tratta di rinunciare ai profitti vantaggiosi che si costruiscono a scapito di minoranze e nello sfruttamento di un lavoro mal pagato e non sempre rispettoso delle necessarie cautele ambientali. I giganti di una economia di profitto e di interessi non ridistribuiti continuano a produrre tracciati di fame e di morte”. Di qui l’appello conclusivo: “Dobbiamo lasciarci alle spalle l’egoismo e l’indifferenza che uccide. Ripartire sì, ma con la consapevolezza che abbiamo bisogno di nuovi orizzonti”.