“Signore Gesù, il benessere ci sta disumanizzando, il divertimento è diventato uno stordimento e la droga uccide tanti giovani che stoltamente buttano via la loro salute. E l’egoismo quanta gente fa morire! Più del virus! Liberaci, o Signore, dalla decadenza dell’egoismo e ritroveremo subito la gioia di vivere e di impegnare bene la nostra salute che è un dono di Dio”. Questa la preghiera pronunciata dal card. Angelo Comastri, arciprete della basilica vaticana, nel corso della recita del Rosario subito dopo il Regina Coeli trasmesso in diretta streaming dalla basilica di San Pietro in tempo di pandemia.
Introducendo i Misteri del Dolore, il porporato ha definito il Rosario “un colloquio di figli con la madre, di figli con Maria”. Il primo Mistero doloroso, ha commentato il cardinale, “ci porta nell’Orto degli ulivi” dove “Gesù sta pregando, ma soprattutto sta soffrendo fino a sudare sangue. Perché? Perché prende sulle sue spalle il macigno di tutti i peccati dell’umanità, qualcosa di orribile, e manda in frantumi il macigno con l’onnipotenza dell’amore per cui è possibile il perdono di qualsiasi peccato purché il cuore si apra al pentimento”. Il secondo Mistero del Dolore, ha sottolineato Comastri, “ci mette davanti la scena terribile della flagellazione. Pilato voleva liberare Gesù e lo fece flagellare per commuovere la folla, ma non accadde. Allora Pilato si lavò le mani davanti a tutti e disse: ‘Io non sono responsabile di questo sangue’. In verità, quell’acqua non gli lavò la coscienza ma gliela sporcò con il peccato della viltà, della vigliaccheria che anche oggi è tanto diffusa”. Introducendo il terzo Mistero del Dolore, il porporato ha ricordato che “ci mette davanti una scena che ferisce il cuore. Gesù, l’unico Re, viene coronato di spine e viene deriso, umiliato. Avrebbe potuto reagire, fulminare quelle persone: non l’ha fatto per contrastare i nostri peccati di orgoglio che sono i peccati che maggiormente ci contrappongono a Dio, ci allontanano da Dio. Perché – come esclamava san Francesco – ‘O Dio, tu sei umiltà’”. Il quarto Mistero del Dolore “ci presenta Gesù che va verso il Calvario, porta sulle sue spalle la trave pesante”. “Ma il vero peso – ha commentato Comastri – erano i nostri peccati. E Gesù ha portato quella croce con un amore infinito”. Nel quinto Mistero del Dolore si contempla “la scena della crocifissione”. “Noi – ha osservato il cardinale – non possiamo immaginare cosa possa soffrire un crocifisso. I chiodi che trafiggono i piedi, le mani. Una sofferenza incredibile”. “Eppure Gesù – ha proseguito – mentre è in quella posizione dice: ‘Tutto è compiuto’”. E per spiegare che cosa si è compiuto ha richiamato il vangelo di Giovanni che, “all’inizio della Passione, dice che Gesù avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò fino al compimento”. “Gesù ha messo dentro la nostra storia tutto l’amore che poteva; ora sta a noi accoglierlo e, soprattutto, rispondere lealmente e generosamente”, l’esortazione del card. Comastri.