“Non è andato tutto bene, come con troppo ottimismo si cantava, e neppure – sembra – ne stiamo uscendo migliori, come ci si augurava”. È la riflessione di mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabra (Cec), resa al portale dei vescovi calabresi. “Sono stati giorni in cui è stato possibile constatare, oltre ogni ragionevole dubbio, come il sottile, costante piacere dell’odio venga distillato come un liquore prezioso: anche quando non esplode in atti inconsulti esteriori, avvelena l’anima e intossica l’esistenza”, ha scritto il presule . Purtroppo, non si tratta più di casi isolati, perché quest’assenza di anima sta dilagando. Si dimenticano le tragedie del passato, s’invoca costantemente il male del prossimo, si emettono sentenze inappellabili per gli altri, assolutorie per se stessi”. Per mons. Bertolone “è il tempo dell’odio, e non si fa nulla almeno per cercare di attenuarlo.
Anzi, lo si coltiva quietamente dentro di sé”. “Netta è la sensazione – prosegue il presule – che i fanatismi e l’intolleranza stiano pericolosamente aumentando, che l’insicurezza e le nevrosi dilaghino, che i giovani vivano – per lo più – in uno stato di d’indifferenza, privi come sono di lavoro, d’impegno e di cultura”. Eppure – chiosa l’arcivescovo – esempi positivi non mancano e vanno moltiplicandosi, anche se fanno meno rumore del male in mezzo al quale fioriscono: crescono l’attenzione verso il prossimo, la carità verso i bisognosi, il rifiuto dell’ingiustizia e della violenza”.