“Karol Wojtyla fu una figura decisiva nella storia religiosa contemporanea, ma anche un leader che mise la Chiesa al centro della storia. Giovanni Paolo II fu un Pontefice ammirato da tutti, decisivo per i cristiani, ma anche un leader globale in grado di toccare le fibre di molte realtà. È un Papa che ha operato in contesti globali, spesso difficili, di fronte ai quali non h avuto paura di immergersi”. Un uomo che “anche nei momenti più bui, ha sempre cercato una visione del futuro, aprendosi il cammino attraverso i segni”. È quanto scrive in un’articolata riflessione, in occasione dei cento anni dalla nascita di Karol Wojtyla, il presidente del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), mons. Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo (Perù).
Mons. Cabrejos sottolinea il forte legame che unì san Giovanni Paolo II con l’America Latina e i Caraibi, continente visitato nel corso di ben 26 viaggi. Nella sua “geografia spirituale”, “l’America Latina esercita indubbiamente, come egli stesso ha affermato più volte, un’attrazione particolare e rappresenta un destinatario privilegiato del suo vasto insegnamento”.
D’altra parte, il presidente del Celam evidenzia la profonda ammirazione di Karol Wojtyła per la religiosità popolare, vista come “un percorso privilegiato per l’evangelizzazione nel contesto latinoamericano”. Mons. Cabrejos sottolinea poi l’importanza dell’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in America, che affrontò alcune questioni sociali come il problema del debito estero, la corruzione, il narcotraffico, la sfida ecologica, la povertà diffusa, l’urbanizzazione. Già allora il Papa denunciò i peccati sociali, chiese una globalizzazione “basata sulla solidarietà”, e, alle Chiese latinoamericane, di impegnarsi affinché “non ci siano assolutamente emarginati”.