“La Repam chiede un’azione unitaria ai popoli indigeni dell’Amazzonia, alla società civile della Panamazzonia e del mondo, alla Chiesa cattolica e a tutte le confessioni religiose che si preoccupano della Creazione, ai governi, alle istituzioni internazionali per i diritti umani, alla comunità scientifica, agli artisti e a tutte le persone di buona volontà, per unire gli sforzi in difesa della ‘Querida Amazonia’, con tutto il suo splendore, il suo dramma e il suo mistero”. È l’appello, accorato e drammatico, che arriva dalla Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), attraverso un messaggio firmato dal presidente, il card. Cláudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo del Brasile, dal vicepresidente, il card. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo (Perù), e dal segretario esecutivo, Mauricio López.
Il testo, che viene diffuso a partire da stamattina in tutto il mondo, denuncia gli effetti del Covid-19 sulla grande regione (70.455 contagiati e 4.187 morti, secondo gli ultimi dati forniti alla stessa Repam, che elabora una mappatura quotidiana della situazione) e in particolare sulla popolazione indigena: già coinvolte, nelle riserve indigene e nelle zone protette circa 35 etnie (ultimi in ordine di tempo i Waorani, nella provincia ecuadoriana dell’Orellana, dove ieri è stata trovata positiva una ragazza di 21 anni).
“Un’enorme onda d’urto si sta abbattendo sull’Amazzonia, stretta nella morsa tra la pandemia di Covid-19, che colpisce esseri umani già molto vulnerabili, e l‘aumento incontrollato della violenza nei territori. Il dolore ed il grido dei popoli e della Terra si fondono in un unico clamore”, denuncia il messaggio.