La Chiesa cattolica “ha fatto il massimo sforzo, in particolare attraverso la Caritas di ogni regione, per contribuire con risorse materiali ed economiche, oltre che con la solidarietà e il sostegno spirituale”. Lo si legge, in riferimento alla pandemia di Covid-19, in un messaggio della Rete ecclesiale panamazzonica, pervenuto al Sir, che viene diffuso in tutto il mondo a partire da stamattina.
La nota cita i recenti pronunciamenti ecclesiali di vari episcopati di Paesi della Panamazzonia e si accenna ad alcune situazioni particolari. Per esempio, in Bolivia “i popoli indigeni accusano il governo di mancanza di coordinamento e di consultazione nella prevenzione e nella lotta contro la pandemia”; in Colombia “i vescovi riconoscono gli sforzi del governo, ma sottolineano che “gli indigeni, i contadini e gli afro-discendenti sono i gruppi più a rischio, perché si trovano già in una situazione di povertà strutturale”; in Venezuela le popolazioni native “si sentono minacciate da un possibile contagio attraverso le attività minerarie illegali nei loro territori e il passaggio sulle loro terre di migranti venezuelani di ritorno”; in Brasile, 32 procuratori del Pubblico ministero federale 4 dichiarano che “il rischio di genocidio delle popolazioni indigene richiede azioni di emergenza da parte di agenzie ed enti pubblici”, e la Mobilitazione nazionale indigena afferma che c’è “una chiara intenzione del governo di impedire il funzionamento del Sottosistema sanitario indigeno”; in Perù c’è preoccupazione per la situazione di diversi popoli amazzonici – tra cui molti indigeni – che sono emigrati nelle città in cerca di lavoro e che sono totalmente indifesi. In tale situazione, si moltiplicano gli appelli alle organizzazioni internazionali e il Coordinamento delle Nazioni indigene del bacino amazzonico (Coica) chiede contributi a un Fondo di emergenza amazzonico, per proteggere i 3 milioni di abitanti nativi della foresta pluviale che sono vulnerabili al nuovo coronavirus.