Coronavirus Covid-19: p. Faedi (missionario), “se arrivasse in Mozambico, moriremmo come mosche”

“La nostra preghiera di ogni giorno: perché il Signore abbia misericordia e liberi l’umanità da questa pandemia e risparmi il Mozambico. Dovesse arrivare qui seriamente, moriremmo come mosche”. Lo scrive padre Sandro Faedi, missionario della Consolata, nella sua lettera al Corriere Cesenate, in cui presenta la situazione in Mozambico, dove il bollettino del ministero della Salute, al 15 maggio, annuncia 119 contagiati, 42 guariti e nessun morto. “Spaventato dai numerosi contagi registrati nel vicino Sudafrica, col quale i rapporti di lavoro e commerciali sono vitali, il presidente della Repubblica, dal primo aprile, ha dichiarato lo stato di emergenza per un mese, in tutto il Paese – riferisce il missionario -. Prolungato poi il primo maggio fino alla fine di questo mese. Chiuse le scuole, proibite attività culturali, sportive, religiose, ricreative, con incontri superiori a 15 persone. Quindi anche le nostre chiese senza culto pubblico”. Padre Faedi ricorda che “si tratta di emergenza classe 3”, “non c’è lockdown”. “Non impedisce la libera circolazione, l’uscita delle persone, il commercio e il lavoro”.
Soffermandosi su come si vive questo momento in Mozambico, il missionario dice “senza angoscia”. “C’è coscienza che si tratta di un grave problema, ma forse non nostro, forse non ci raggiungerà”. Ricordando che l’80 per cento dei mozambicani non ha un lavoro fisso e con stipendio, evidenzia che “l’economia in generale ne sta risentendo”. “Industrie e fabbriche, sostenute dalle materie prime provenienti dall’estero, hanno chiuso o dimezzato il personale. Non parliamo del turismo e affini. Tutti gli hotel delle nostre spiagge sono chiusi: la Pasqua era il tempo migliore, come lo sarebbe da giugno in avanti… e gli impiegati a casa”.
Infine, le celebrazioni trasmesse dalla radio diocesana. “A noi missionari pesa assai il fatto di non poter uscire, visitare le comunità dei villaggi, incontrare i cristiani. La Pasqua e le Messe della domenica finora le abbiamo celebrate a porte chiuse, senza far sapere a nessuno. Ma sempre incontriamo quella dozzina di persone che ci spiano per pregare con noi”.

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