“La vita delle comunità deve ripartire, non possiamo fare a meno della Messa, dei Sacramenti, dell’ascolto della Parola di Dio. È vero che in questi mesi, a partire dal Papa, abbiamo profuso le migliori energie in termini di tecnologia e di creatività per far sentire la nostra vicinanza. I digital media si sono dimostrati una conquista dell’umanità e hanno consentito di rimanere ‘connessi’. Al contempo la vita ci ha fatto sperimentare che essi sono solo provvisori, segni di una comunione che ha bisogno di esprimersi nell’incontro, nell’abbraccio, nella condivisione. Ci si può nutrire in streaming? Evidentemente no. La realtà è un’altra cosa”. Lo scrive l’arcivescovo della diocesi di Taranto, mons. Filippo Santoro, rivolgendosi alle comunità parrocchiali che da lunedì riprenderanno lentamente, e con tutti gli accorgimenti, la normalità. “L’arcidiocesi in tempi di record ha provveduto alla sanificazione di tutte le chiese parrocchiali – ha rassicurato il pastore – e alla distribuzione del materiale di comunicazione visiva necessario perché si frequentino i luoghi di culto senza correre rischi per la salute”. Per il momento autorizzate celebrazioni eucaristiche e funerali. Tutti gli incontri di formazione, di catechesi, di condivisione della fede si possono tenere in streaming. “È stato bello avvertire il vostro affetto e la vostra nostalgia. Non sarà possibile sicuramente rientrare nei soliti ritmi – ha proseguito mons. Santoro – ed è sconsigliato farlo, ma occorre garantire l’essenziale: la messa e le celebrazioni esequiali. Dobbiamo riprendere con vigore le ragioni della nostra speranza, incrementare la preghiera personale e la visita al Santissimo Sacramento, così come invito tutte le persone di buona volontà ad occuparsi di chi è ‘rimasto indietro’. La situazione difficile che stiamo vivendo chiede un salto di qualità nelle nostre comunità. Credo che questa sia la frontiera della Chiesa nella presente circostanza: maturazione delle ragioni della nostra fede e opere di carità, capaci di reggere l’urto della realtà. Anche come cristiani non ci è risparmiato nulla; siamo nella stessa barca con tutti i fratelli e le sorelle”.