Le emergenze sanitarie non si fermano con il Covid-19, a partire dall’epidemia di morbillo che continua a diffondersi in diversi paesi dell’Africa Subsahariana. È la preoccupazione di Medici senza frontiere (Msf) che osserva come in Repubblica democratica del Congo, come in altri Paesi, le misure di prevenzione della pandemia stiano influenzando gli sforzi per tenere altre malattie letali sotto controllo e invita a tenere alta la guardia per evitare altre morti future. Solo nel 2018, il morbillo ha causato la morte di più di 140.000 persone nel mondo, la maggior parte delle quali bambini e si teme che nel 2020 il numero sarà ancora più elevato.
“L’attuazione di misure preventive per ridurre la diffusione di Covid-19 è fondamentale per proteggere le comunità e gli operatori sanitari, specialmente in un Paese come la R.D. Congo in cui il sistema sanitario è molto limitato – dichiara Emmanuel Lampaert, capomissione di Msf nel Paese africano –. Sfortunatamente, queste misure stanno avendo un impatto sulla risposta globale all’epidemia di morbillo, incluso il trasporto di vaccini, la creazione di team dedicati e il lancio di campagne di vaccinazione”.
Oscurata prima da Ebola e oggi dal Covid-19, l’epidemia di morbillo in R.D. Congo continua a uccidere ogni giorno. Le decine di migliaia di bambini colpiti e gli oltre 6.600 deceduti dal gennaio 2019 la rendono la più grande epidemia di morbillo al mondo e la più grave mai registrata nel Paese da decenni. Nonostante le campagne di vaccinazione organizzate dalle autorità negli ultimi mesi del 2019, in alcune aree del Paese i casi continuano ad aumentare. Solo nel 2020 si contano 50.000 persone contagiate e 600 morti.
“Ogni ritardo e ogni ostacolo aumenta il rischio che il morbillo continui a diffondersi, uccidendo ancora più bambini. Una situazione simile è già capitata durante l’epidemia di Ebola in Africa occidentale quando le attività di vaccinazione del morbillo furono interrotte, portando ad una ripresa dell’epidemia. Ridurre i nostri programmi vaccinali e nutrizionali potrebbe portare ad altre crisi, peggiorando ulteriormente la situazione. Dimenticare le altre malattie oggi ci renderebbe complici di molte altre morti in futuro”, aggiunge Lampaert.
Le équipe di Msf sono in azione in una dozzina di province del paese, da Haut-Uélé a Kongo Central, dal Nord Ubangi a Sud Kivu, dove da gennaio hanno vaccinato più di 260.000 bambini e offerto cure ad oltre 17.500 bambini affetti da morbillo. Raggiungere alcune di queste aree è una vera sfida logistica: a volte occorrono fino a sei ore di viaggio, principalmente in moto su terreni impervi, a cui si sommano gli ostacoli alla “catena del freddo”, ovvero la necessità di mantenere sempre i vaccini tra i 2 °C e gli 8 °C.