“Un dramma spesso invisibile, che la crisi mondiale causata dalla pandemia Covid-19 ha esasperato”. Così il Papa, nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato – che si celebra il 27 settembre 2020 – definisce il dramma degli sfollati interni, menzionato nel suo ultimo discorso al Corpo diplomatico e oggetto anche dei recenti Orientamenti pastorali elaborati dalla sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale. “Questa crisi, per la sua veemenza, gravità ed estensione geografica, ha ridimensionato tante altre emergenze umanitarie che affliggono milioni di persone, relegando iniziative e aiuti internazionali, essenziali e urgenti per salvare vite umane, in fondo alle agende politiche nazionali”, il monito del Papa, secondo il quale “non è questo il tempo della dimenticanza”. “La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone”, l’appello, sulla scorta dell’ultimo Messaggio Urbi et Orbi. “Alla luce dei tragici eventi che hanno segnato il 2020, estendo questo Messaggio, dedicato agli sfollati interni, a tutti coloro che si sono trovati a vivere e tuttora vivono esperienze di precarietà, di abbandono, di emarginazione e di rifiuto a causa del Covid-19”, l’intenzione di Bergoglio, che a proposito delle cronache recenti denuncia: “Quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie. In ciascuno di loro è presente Gesù, costretto, come ai tempi di Erode, a fuggire per salvarsi. Nei loro volti siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella. Se lo riconosciamo, saremo noi a ringraziarlo per averlo potuto incontrare, amare e servire”.