Proteste di piazza, scontri con la polizia. In Montenegro la tensione purtroppo rimane altissima. Ieri notte, alle 2, il vescovo di Budimlja-Nikšić Joannice della Chiesa ortodossa serba in Montenegro e sette sacerdoti della diocesi, dopo essere stati interrogati per due ore nel centro di sicurezza di Nikšić e poi dal pubblico ministero, sono in stato di arresto per un massimo di 72 ore. A darne notizia sono i media ortodossi. Al centro dell’accusa, una processione che si è svolta a Nikšić, in onore del santo locale, San Basilio di Ostrog. Questa processione non era stata autorizzata a causa delle misure contro il Coronavirus, né era stata promossa dal vescovo e dai sacerdoti. A organizzarla è stata la popolazione locale che, di propria iniziativa, si è radunata in gran numero davanti alla cattedrale di Nikšić. Sul posto sono intervenuti un gran numero di agenti di polizia che hanno arrestato il vescovo e i sacerdoti. Quest’ultimi però si sono rifiutati di entrare nel furgone della polizia e hanno raggiunto il centro di sicurezza con i propri mezzi. Il clero rimasto sul luogo della processione ha chiesto alle persone, che si erano schierate in difesa del proprio vescovo, di disperdersi e di non attaccare la polizia.
La notizia si è rapidamente diffusa nella regione dei Balcani che da mesi sta rivivendo un momento di fortissima tensione generata in seguito alla promulgazione di una legge sulla libertà religiosa da parte del Parlamento di Podgorica. Il provvedimento prevede che le comunità religiose del Montenegro forniscano prova dei loro diritti di proprietà antecedenti al 1918. I cittadini erano scesi in strada alla fine dell’anno 2019 e all’inizio di quest’anno nella capitale serba Belgrado e in varie città del Montenegro a sostegno della Chiesa serba ortodossa perché a loro parere la legge – “incostituzionale e discriminatoria” – mira ad una nazionalizzazione dei beni della Chiesa ortodossa serba in Montenegro spogliandola della sua proprietà, inclusi monasteri medievali e chiese.
La vicenda dell’arresto è stata al centro di una telefonata tra il presidente serbo Aleksandar Vučić e il patriarca di Serbia Ireneo che in un comunicato congiunto “hanno espresso grande preoccupazione” invitando la popolazione ad agire “in modo pacifico e calmo, in un momento in cui nessuna persona ragionevole può desiderare problemi e conflitti”. Nel comunicato, il patriarca Ireneo ha ricordato che le ostilità dello Stato del Montenegro nei confronti della Chiesa ortodossa serba sono iniziate con “l’adozione della controversa legge sulla libertà religiosa, in flagrante disprezzo della richiesta della Chiesa ortodossa serba di essere trattata allo stesso modo di tutte le altre Chiese e denominazioni” in “difesa dei diritti che ha avuto per secoli”. “Il fatto che la legge sia stata adottata nonostante la grande insoddisfazione del nostro popolo” e l’arresto del vescovo e dei sacerdoti sono “la prova che lo Stato montenegrino sta perseguitando la Chiesa ortodossa serba”.
Il presidente Vučić ha dato “il suo pieno sostegno” al patriarca di Serbia Ireneo e ai vescovi della Chiesa ortodossa serba in Montenegro auspicando che “tutti i problemi che affrontano vengano risolti dal dialogo, in modo pacifico, nel pieno rispetto e nella piena libertà dei fedeli della Chiesa ortodossa serba” nella certezza – si legge nel comunicato – “che l’arcivescovo Joannice e gli altri sacerdoti arrestati saranno rilasciati il più presto possibile”.