“Social business” è la parola d’ordine per il mondo post-coronavirus secondo l’economista e premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, intervenuto oggi in videoconferenza alla Pontificia Università Lateranense. L’incontro è stato coordinato da Raffaele Lomonaco, docente di Economia politica dell’Ateneo, e moderato da Enzo Cursio, coordinatore della Fao Nobel Alliance for Food Security and Peace. “Se il mondo pre-gennaio 2020 era disastroso”, tra concentrazione della ricchezza nelle mani di pochissimi, inquinamento e intelligenze artificiali, “bisogna fare del passaggio un’opportunità, ripensare le imprese perché non abbiano più come obiettivo il profitto ma la soluzione dei problemi – ha sostenuto Yunus –. Il profitto deve essere reinvestito per creare altro social business. La vita viene prima della sussistenza economica, la ricchezza deve essere equamente distribuita e il sistema della finanza accessibile a tutti”. Ad esempio, “il settore dei combustibili fossili deve chiudersi, perché non ha coscienza sociale né ambientale. All’inizio tutto sarà più lento, ma avremo un mondo migliore”. Promotori del cambiamento, secondo l’economista, devono essere: governi, “finanziando imprese che vogliono seguire il social business”; sistema educativo, “sbloccando il potenziale creativo e imprenditoriale dei giovani”; leader religiosi, “che hanno un’incredibile autorità morale”. “La Chiesa, il vostro ateneo possono sostenere il social business e fornire leadership per portarlo avanti. Se Papa Francesco dirà una parola in questo senso, il mondo lo ascolterà”, ha chiosato.