La vita dell’uomo dipende dall’amare Cristo e dall’osservanza dei suoi comandamenti. Lo ricorda l’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, nella sua meditazione settimanale in cui analizza il Vangelo della Domenica (17 maggio). “L’obbedienza alla Legge, che era impossibile all’uomo segnato dal peccato, è ora di nuovo possibile all’uomo redento. L’uomo, da solo, con le proprie forze, è incapace di obbedire: tutta la storia di Israele – spiega l’arcivescovo – sta lì a dimostrarlo, perché il peccato va a corrodere la fiducia, e quindi la relazione. L’uomo segnato dal peccato chiede un segno, mette alla prova il Signore, e obbedisce alla fine alle proprie paure, alla propria volontà di salvarsi da solo. Per chi ama la vita è un’altra cosa e il segno che si è nell’amore è proprio l’obbedienza, cioè il fidarsi della parola di un altro, seguirla”. “Se lo amiamo, Gesù pregherà il Padre, e il Padre ci darà un altro Paraclito, che ci fa vivere, ci ricorda Colui che per i nostri peccati ha attraversato la morte, Colui che è morto per perdonarci”. “Non siamo più solo dei peccatori; e non siamo più nemmeno orfani. E questa è la terza conseguenza che viene donata a chi ama il Signore Gesù. Siamo persone da cui il Signore continuamente torna, e torna in modo nuovo, offrendoci la sua stessa vita, la sua stessa relazione con il Padre”. “Chi ama partecipa a questa relazione, che è una relazione d’amore – rimarca mons. Pizzaballa –. Non si tratta più solo di sapere che Gesù vive nel Padre e il Padre in Gesù. C’è qualcosa di nuovo, qualcosa di grande: ‘…e voi in me e io in voi’. Se si vive nell’amore – ha concluso – questo è l’orizzonte che ci si apre davanti, un orizzonte di vita vera, capace di generare relazioni nuove. La Chiesa è questo spazio d’amore, dove circola la Vita del Padre, che vive nel Cristo, che vive in noi”.