“Se l’Italia vuole ripartire, è dalle famiglie che deve farlo: sono necessarie politiche concrete, che mettano il fattore familiare al centro delle politiche economiche, sociali e fiscali. Mi auguro che il Parlamento, in occasione della conversione in legge dell’ultimo decreto, possa integrare il quoziente familiare all’interno delle importanti politiche di sostegno previste dal Governo: gli aiuti introdotti o confermati con questo decreto legge rischiano di perdere molta della loro efficacia se non tengono adeguatamente in conto il numero dei componenti di un nucleo familiare”: Marco Zullo, eurodeputato italiano e copresidente dell’Intergruppo sulla demografia, la conciliazione famiglia-lavoro e le politiche giovanili al Parlamento Ue, interviene alla vigilia della Giornata internazionale della famiglia. “Lo stesso – aggiunge – deve avvenire con le politiche europee. Per questo, negli scorsi giorni, tramite l’intergruppo che co-presiedo, abbiamo sollecitato la presidente della Commissione von der Leyen e la vicepresidente Suica, commissaria per la demografia, a rimettere al centro delle politiche europee le politiche demografiche. In quest’ottica, abbiamo chiesto con forza la pubblicazione dell’annunciato report della Commissione sull’impatto dei cambiamenti demografici sui differenti gruppi sociali e le aree maggiormente affette dalla transizione demografica”.
In questo contesto è urgente ripartire da una prospettiva demografica per realizzare efficaci politiche post-crisi. Questa prospettiva è, infatti, essenziale per comprendere i vari aspetti della crisi in corso e per offrire supporto adeguato alle diverse categorie colpite dalla crisi, in primo luogo i bambini, gli anziani, coloro che hanno perso il lavoro e i giovani in transizione verso una vita economicamente e socialmente autonoma”. Zullo conclude: “Finché non ci sarà per tutti un tetto sulla testa, il precariato sarà diffuso e le donne dovranno scegliere tra il mettere al mondo un figlio o tenersi un lavoro, finché in sostanza creare una nuova famiglia sarà un lancio senza paracadute, vorrà dire che ancora siamo lontani dal mettere al centro i reali bisogni delle persone”.