La Chiesa boliviana condanna con forza, attraverso un comunicato della Repam, la Rete ecclesiale panamazzonica, l’approvazione, da parte Governo di transizione, delle coltivazioni transgeniche. In un comunicato, letto ieri da mons. Eugenio Coter, vescovo del vicariato apostolico di Pando e presidente di Repam Bolivia, si legge: “Abbiamo visto con preoccupazione l’approvazione di norme che consentono l’uso di semi transgenici di soia, grano, mais e cotone”. Una scelta che potrà avere “conseguenze irreversibili, non solo per danni ambientali o sfruttamento irrazionale della terra o conseguenze nella salute umana. La presente normativa ha lo scopo di aprire un’attività di esportazione a vantaggio di un settore privilegiato che continuerà sistematicamente a promuovere la deforestazione e la perdita di foreste native, la contaminazione dell’acqua e la perdita di capacità di produzione del suolo”.
Prosegue la nota: “La visione a breve termine dell’attuale Governo di transizione è preoccupante nel momento in cui, con queste misure, i piccoli produttori vengono trascurati e totalmente violati insieme alla loro economia agricola familiare, che è la base della nostra sicurezza alimentare e sovranità, ed è discutibile che le autorità nazionali promuovano e incoraggino l’uso dei transgenici con la conseguenza dell’espansione della frontiera agricola. Questa visione estrattiva e industriale prima o poi porterà via il territorio degli indigeni e dei contadini, costringendoli a migrare verso le città”.
Secondo la Repam, questa decisione è l’ultima di una lunga serie di provvedimenti presi contro l’ambiente e l’ecosistema amazzonico. La nota segnala l’aumento di incendi del 35% rispetto all’aprile dello scorso anno e la recente scoperta di nuove fabbriche di pasta di cocaina.