“Criminale è chi delinque; non chi è vittima di sfruttamento o impoverito dagli eventi della vita”. A precisarlo sono alcune realtà che operano nell’ambito della marginalità estrema a Padova – tra cui Caritas Padova, Cucine economiche popolari, Comunità Sant’Egidio, Avvocato di strada Padova, Suore francescane dei poveri – in una dichiarazione congiunta. “Questo tempo di emergenza sanitaria – si legge nel testo – porta alla luce molte situazioni di disagio, di sofferenza e sicuramente non mancano anche gli episodi di microcriminalità”, ma “fare di tutte le erbe un fascio manca di rispetto alle persone, ai luoghi, alla verità oggettiva”. Padova ha le sue “sacche” di microcriminalità su cui “le forze dell’ordine stanno agendo a più riprese e su cui c’è un monitoraggio costante anche in questo periodo. Ma non vanno confusi i piani e le responsabilità – avvertono le organizzazioni -. Non va confuso il crimine con il disagio, la vittima con il carnefice e soprattutto a fronte dell’evidenza dei fatti (degrado, povertà, microcriminalità) vanno indagate cause e conseguenze e anche distinti e considerati i diversi piani”. Spaccio, prostituzione, povertà estrema sono innegabili in città, ma “non possono e non devono andare sotto un unico cappello di criminalità. Serve un’informazione corretta, completa e un’indagine approfondita”. Di qui l’invito ad usare le parole con attenzione perché “parole male utilizzate, ridotte a schemi e luoghi comuni e concetti generalizzati possono diventare delle sacche di degrado culturale e di pensiero che impoveriscono ulteriormente una comunità e il suo senso civico”.