“Mentre sempre più famiglie fanno i conti con l’insicurezza economica e spesso devono ricorrere all’aiuto esterno, la nostra Chiesa chiede a Gesù Risorto di donarci concretezza e tempestività nel farci carico di questo grido”. Lo ha detto l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, nell’omelia della messa celebrata ieri in cattedrale, durante la quale ha ricordato le conseguenze economiche sulle famiglie derivanti dall’emergenza Coronavirus. Il pensiero a “tutti gli operatori della comunicazione per il loro prezioso servizio di informazione, bene essenziale che non è mai venuto meno nei giorni dell’emergenza. Anche la nostra Chiesa vi è grata per averle dato voce consentendo di dilatare, ben oltre il consueto, un messaggio di consolazione e di speranza”.
Dall’arcivescovo l’invito ad ammettere che l’annuncio di Cristo “si risolve spesso in astratte argomentazioni concettuali o in noiose esortazioni all’impegno etico”, “sordi a chi cammina sui sentieri della gratuità, del donare se stessi, della gioia contagiosa della fraternità”. Quindi, Tisi ha precisato: “La frequentazione del Padre ha la vita, con tutta la sua consistenza di affetti, scelte, cadute, fallimenti, passioni, emozioni, come habitat naturale”. Ricordando il ritorno alla Messa celebrata alla presenza dei fedeli dal 18 maggio, l’arcivescovo ha evidenziato che anche “i sacramenti stessi, che tra poco torneremo a celebrare insieme, hanno bisogno di concretezza e sono destinati alla vita”. “Non il rito per il rito, ma l’espressione, a cominciare dall’Eucarestia, di una comunità che si raduna e si pone in ascolto della Parola, occasione per incontrare un Dio che muore e risorge, con la fatica dei discepoli ad accogliere la prospettiva di passare dal servirsi degli altri al servire gli altri – conclude –. Ora spetta alle nostre comunità mostrare il Padre, senza correre il rischio di tenerci alla larga dall’umanità di Gesù per rifugiarci nei nostri apparati religiosi”.