“Il Triduo pasquale che ci apprestiamo a vivere ci vede costretti a casa, distanti dai luoghi delle celebrazioni, e anche privati dei gesti di pietà e di devozione, che tradizionalmente caratterizzano questi giorni unici nel loro riproporsi annuale”. Lo scrive il vescovo di Termoli-Larino, mons. Gianfranco De Luca, nella sua quinta lettera “dall’esilio” alla comunità diocesana. “Le attuali circostanze, sicuramente uniche e irripetibili nel loro specifico, non annullano, anzi possono esaltare la comprensione e favorire una partecipazione più interiore – aggiunge – e, se volete, con la Grazia di Dio, che sicuramente non manca, più profonda e vitale per ciascuno di noi”.
Secondo il vescovo, “non si tratta di operare una fuga dalla realtà, né di rifugiarci nell’intimismo del nostro sentimento e dei nostri ricordi”. Il presule ribadisce quindi che “la Pasqua c’è, è accaduta! Proprio in quanto c’è ed è accaduta viene celebrata. Non siamo noi a farla, a costituirla; la nostra presenza alle celebrazioni è un modo di rendersi partecipi del Mistero che c’è e si rende presente”. “Proprio perché la Pasqua di Gesù c’è, è un fatto e in quanto tale è celebrata, comporta che la nostra partecipazione non risulta, anche in questa circostanza, impedita ma – afferma mons. De Luca – solo limitata fisicamente, nelle modalità dalle restrizioni che viviamo in quanto cittadini”.