“Tutto è grazia”. Si intitola così la lettera in tempo di Covid-19, inviata dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia alla diocesi, in vista delle celebrazioni della Pasqua che a causa della pandemia non si potranno svolgere alla presenza dei fedeli. “Desidero, così, raggiungervi con questo scritto e dirvi il mio grazie e la mia ammirazione perché molti preti con le loro comunità si spendono per mantenere viva la comunione in questo tempo di diaspora – scrive Moraglia –. Alcuni sacerdoti giovani, oltre a quelli già impegnati nella Pastorale della salute, si sono offerti per seguire spiritualmente i malati di Covid-19; li ringrazio perché tale gesto vale più tanti di tanti altri, magari ripresi dai media”. Il patriarca si sofferma inoltre sull’emergenza sociale: “Come Chiesa non possiamo farci trovare impreparati”; occorre “una politica a favore della persona e della famiglia”. “Dobbiamo, poi, richiedere a voce alta una finanza ed un’economia che, nel rispetto delle loro ‘proprie’ leggi, siano attente all’istanza etica e sappiano considerare le fragilità e i bisogni degli uomini”, prosegue la lettera; “una finanza e un’economia che mettano al primo posto la destinazione universale dei beni”. E ancora: “Dio ci guardi sia da uno Stato centralizzato e assistenzialista, sia da uno Stato liberista in senso individualistico”. Il patriarca si sofferma infine su un pensiero che, sempre, fu caro ai santi: “Tutto è grazia”; un pensiero “che li ha accompagnati nei momenti più bui della loro vita, in cui tutto veniva meno; ed essi continuavano a credere che Dio fosse sempre all’opera proprio quando sembrava assente”. Dio, conclude, “non abbandona mai, parla nei fatti e coi fatti, con le persone e nelle persone”.