Papa Francesco: Messa “in coena Domini”, “dobbiamo lasciare che il Signore ci serva”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Dobbiamo lasciare che il Signore ci serva, che sia il servo di Dio, il servo nostro. Questo è difficile da capire. Se io non lascio che il Signore sia il mio servitore, che mi faccia crescere, che mi perdoni, non entrerò nel Regno dei cieli”. Lo ha detto il Papa, nella Messa “nella cena del Signore” celebrata questa sera nella basilica di San Pietro, luogo di tutti i riti pasquali, in tempo di coronavirus. “Il servizio, l’unzione”, ha esordito Francesco in un’omelia intensa, durata circa dieci minuti e dedicata in modo particolare ai sacerdoti, nel primo Giovedì Santo in cui non si è tenuta la Messa crismale durante la quale si rinnovano le promesse sacerdotali, a causa della crisi sanitaria in atto. “La realtà che oggi viviamo in questa celebrazione – ha spiegato Francesco – è che il Signore vuole rimanere con noi nell’Eucaristia. E noi diventiamo sempre tabernacoli del Signore, portiamo il Signore con noi al punto che lui stesso ci dice che se non mangiamo il suo corpo e beviamo il suo sangue non entreremo nel Regno cieli. È un mistero, questo, del pane e del vino, del Signore con noi, in noi, dentro di noi”. Poi il tema del “servizio”, di “quel gesto che è la condizione per entrare nel Regno dei cieli”, il riferimento al rito della Lavanda dei piedi che per la prima volta in un Giovedì Santo non ha luogo, a causa delle misure restrittive per la pandemia . “Servire, sì, tutti”, l’imperativo del Papa. “In quello scambio di parole che ha avuto con Pietro – ha proseguito Francesco -, il Signore ci fa capire che per entrare nel Regno dei cieli dobbiamo lasciare che il Signore ci serva, che sia il servo di Dio, il servo nostro. Questo è difficile da capire. Se io non lascio che il Signore sia il mio servitore, che mi faccia crescere, che mi perdoni, non entrerò nel Regno dei cieli”.

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