“La settimana della passione di Gesù ha invaso la nostra vita senza essere richiesta, anzi indesiderata. Le nostre certezze sono state sostituite in un colpo solo dall’incertezza, mista a paura”. Così scrivono i vescovi dei Paesi Bassi in un messaggio per la Settimana Santa e il Triduo. “Durante questo periodo di quaranta giorni, abbiamo notato – in modo abbastanza inatteso – che anche noi siamo entrati in un mondo che assomiglia a un deserto”: invulnerabilità e autodeterminazione sono state spazzate via, dicono i vescovi, ridotte drasticamente le “libertà che pensavamo di aver acquisito e le possibilità che consideravamo diritti”. “La vita sembra essersi fermata”, “il nostro mondo fiorente diventa ogni giorno di più un deserto”. Di questo tempo però è positivo il fatto che “ci rendiamo improvvisamente conto di essere dipendenti gli uni dagli altri”, il “sentirci responsabili gli uni degli altri”, “comprendere la nostra vulnerabilità”. “Siamo dipendenti l’uno dall’altro, come il Venerdì Santo, Giovanni e Maria dipendevano l’uno dall’altra”. Come il Sabato Santo gli apostoli “si sono rinchiusi per paura del mondo esterno, che accadesse loro la stessa cosa di Gesù”, anche noi “nelle ultime settimane siamo rimasti dietro porte chiuse, con giustificata cautela e forse con sentimenti di ansia”.
E se la mattina di Pasqua le donne e gli apostoli hanno trovato la tomba vuota e hanno sentito la mancanza del corpo di Gesù, molti fedeli a Pasqua sentiranno la mancanza del “dono del Corpo di Gesù nell’Eucaristia”, mentre ai sacerdoti mancherà la comunità ecclesiale, corpo di Cristo. Eppure la “croce che ci viene incontro non ha l’ultima parola; l’ultima parola è Vita, vita eterna”. “Cristo, la Parola che dà vita, e la dà in abbondanza, è e rimane la nostra sicurezza”.