Coronavirus Covid-19: Mangiacavalli (Fnopi), “infermieri il 52% degli operatori sanitari positivi. 81 già partiti per aree in emergenza ma carenza va risolta a monte”

(Foto ANSA/SIR)

“Un primo contingente di 81 infermieri è già partito, destinato in Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Trento e Valle d’Aosta, ma le carenze vanno risolte a monte e non è possibile doverle rincorrere durante un’emergenza così”. Lo sostiene Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi), in occasione dell’odierna 70ª Giornata mondiale della salute, dedicata quest’anno agli infermieri e alle ostetriche. Quest’anno, nel 200° anniversario della nascita di Florence Nightingale, considerata la “madre” dell’infermieristica moderna, ricorre anche l’anno internazionale dell’infermiere. Oggi l’Oms ha diffuso un rapporto dal quale emerge che tra il 2013 e il 2018 il numero di infermieri nel mondo è aumentato di 4,7 milioni, ma rimane una carenza globale di 5,9 milioni. In Italia ne mancano almeno 53mila, soprattutto sul territorio, “dove – prosegue Mangiacavalli – anche con Covid-19 si stanno dimostrando le problematicità maggiori. Ci rendiamo conto della difficoltà di reperire personale e nessuno più degli infermieri ha coscienza della gravità e dell’emergenza in cui ci troviamo ed è per questo che, anche con la risposta di quasi 10mila professionisti alla call della Protezione civile per una task force di 500 infermieri da destinare alle aree più colpite, abbiamo dimostrato la volontarietà della nostra azione, della disponibilità e del nostro intervento”. “Il nostro fine – spiega – è assistere i pazienti, individuarne le necessità ed essere loro vicini, incidere nel processo organizzativo e decisionale del sistema e dare risposte mirate alle contingenze economiche e ai bisogni che emergono dall’attuale scenario demografico ed epidemiologico. E nella pandemia lo stiamo dimostrando: tra gli infermieri c’è il maggior numero di operatori sanitari positivi a Covid (circa il 52%). Tra gli infermieri c’è chi muore di Covid per assistere ed essere vicino ai pazienti, ma lo fa comunque senza il minimo tentennamento”.

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