“Io vorrei che oggi pregassimo per il problema del sovraffollamento nelle carceri. Dove c’è un sovraffollamento – tanta gente lì – c’è il pericolo, in questa pandemia, che finisca in una calamità grave. Preghiamo per i responsabili, per coloro che devono prendere le decisioni in questo, perché trovino una strada giusta e creativa per risolvere il problema”. È l’intenzione di preghiera con cui il Papa ha iniziato la Messa a Santa Marta, trasmessa in diretta streaming e offerta per tutti coloro che soffrono a causa del coronavirus. Commentando, nell’omelia, il passo del Vangelo di Giovanni in cui Maria, sorella di Lazzaro, cosparge i piedi di Gesù di un profumo prezioso, provocando le critiche di Giuda e il conseguente rimprovero di Gesù – “I poveri li avete sempre con voi” –, Francesco ha stigmatizzato “alcune organizzazioni di beneficenza o umanitarie che hanno tanti impiegati, tanti, che hanno una struttura molto ricca di gente e alla fine arriva ai poveri il quaranta percento, perché il sessanta è per pagare lo stipendio a tanta gente. È un modo di prendere i soldi dei poveri”. “I poveri ci sono”, ha fatto notare il Papa: “Ce ne sono tanti: c’è il povero che noi vediamo, ma questa è la minima parte; la grande quantità dei poveri sono coloro che noi non vediamo: i poveri nascosti. E noi non li vediamo perché entriamo in questa cultura dell’indifferenza che è negazionista. C’è un’abitudine di vedere i poveri come ornamenti di una città, come se fosse una cosa normale”. “Ma la grande maggioranza sono i poveri vittime delle politiche economiche, delle politiche finanziarie”, la denuncia di Francesco: “Alcune recenti statistiche fanno il riassunto così: ci sono tanti soldi in mano a pochi e tanta povertà in tanti, in molti. E questa è la povertà di tanta gente vittima dell’ingiustizia strutturale dell’economia mondiale. E ci sono tanti poveri che provano vergogna di far vedere che non arrivano a fine mese; tanti poveri del ceto medio, che vanno di nascosto alla Caritas e di nascosto chiedono e provano vergogna. I poveri sono molto più dei ricchi”. “Ma io li vedo?”, si è chiesto il Papa: “Io me ne accorgo di questa realtà? Soprattutto della realtà nascosta, coloro che provano vergogna di dire che non arrivano a fine mese”. “Ricordo che a Buenos Aires – ha raccontato il Papa – mi avevano detto che l’edificio di una fabbrica abbandonata, vuota da anni, era abitata da una quindicina di famiglie che erano arrivate in quegli ultimi mesi. Io sono andato lì. Erano famiglie con bambini e avevano preso ognuno una parte della fabbrica abbandonata per vivere. E, guardando, ho visto che ogni famiglia aveva dei mobili buoni, mobili che ha un ceto medio, avevano la televisione, ma sono andati lì perché non potevano pagare l’affitto. I nuovi poveri che devono lasciare la casa perché non possono pagarla, vanno lì. È quell’ingiustizia dell’organizzazione economica o finanziaria che li porta così. E ce ne sono tanti, tanti, a tal punto che li incontreremo nel giudizio. Su questo saremo giudicati. Non saremo giudicati per il lusso o i viaggi che facciamo o l ‘importanza sociale che avremo. Saremo giudicati per il nostro rapporto con i poveri. Ma se io, oggi, ignoro i poveri, li lascio da parte, credo che non ci siano, il Signore mi ignorerà nel giorno del giudizio. Quando Gesù dice: ‘I poveri li avete sempre con voi’, vuol dire: ‘Io, sarò sempre con voi nei poveri. Sarò presente lì’. E questo non è fare il comunista, questo è il centro del Vangelo: noi saremo giudicati su questo”.