“La nostra fede non può essere proclamata e celebrata nella partecipazione ai riti liturgici. Ma proprio la rinuncia che ci è chiesta – vivere cioè giorni di povertà del volto ecclesiale, la sofferenza di non poter fare assemblea – ci deve far sentire più vicini al Signore umiliato, sofferente, solo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, nell’omelia pronunciata ieri mattina nella messa che ha celebrato in cattedrale nella Domenica delle Palme. “È altresì un invito a riconoscere il volto di Gesù in tutti i sofferenti di questi giorni amari, come pure in tutti coloro che si fanno carico del loro dolore e se ne prendono cura – ha aggiunto il porporato –. Il volto di Gesù è oggi il volto stravolto dei nostri malati in cerca di respiro e il volto segnato dalla fatica di medici, infermieri, personale ausiliario, volontari”.
Dal cardinale, poi, l’invito ai fedeli a vivere la Pasqua come “partecipazione al dolore del mondo, come contributo, nelle rinunce che ci sono chieste, al farsi carico dei fratelli e delle sorelle che soffrono”. E, ancora, come “legame del cuore tra i figli di Dio che insieme contemplano il volto del Crocifisso e dei crocifissi di oggi, tra noi e nel mondo, nella pandemia e nelle immense sofferenze di guerre, fame, sfruttamento dei poveri, violazioni della dignità umana”.