Oltre 150 persone appartenenti alle popolazioni indigene Yekuana e Sanema, tra pazienti, insegnanti e infermieri, sono bloccate a Puerto Ayacucho, capitale dello Stato dell’Amazzonia venezuelana. Esteban Rodríguez, di etnia yekuana e autorità legittima della comunità indigena di Tencua, ha spiegato alla rivista Sic del centro Gumilla di Caracas, emanazione dei gesuiti, che erano gli indigeni andati a Puerto Ayacucho per alcune spese e incombenze e si sono trovati nel mezzo dell’emergenza causata dalla pandemia Covid 19, mentre il decreto del Governo istituiva la quarantena nazionale. Gli indigeni sostengono di aver fatto i controlli medici appropriati e chiedono di tornare nelle loro comunità dove si sentirebbero più al sicuro. Nell’intervista, Rodríguez invita le autorità civili e militari a sostenere il popolo di Yekuana, in modo che possano tornare al loro luogo di origine, ma denuncia che anche in questa emergenza non si sta tenendo conto delle esigenze particolari delle popolazioni indigene: “Non stare qui più di un mese qui più di un mese, non sappiamo dove trovare il cibo. Le persone muoiono di fame. Chiediamo supporto per restituire queste persone, con un controllo medico preventivo, e finora non abbiamo risposte”.
Il capo indigeno spiega che l’unico modo per tornare nei loro villaggi è l’aereo: “Le persone appartengono alle comunità indigene di Tencua e Cacurí, entrambe situate nel comune di Manapiare. Luoghi molto distanti, rispettivamente 50 minuti e un’ora di volo da Puerto Ayacucho. Il Gruppo di trasporto aereo n. 9, appartenente all’aviazione militare, ha la missione di sostenere la popolazione indigena con trasferimenti dalle loro comunità a Puerto Ayacucho e viceversa. Per via fluviale sarebbero cinque giorni di navigazione, ma da anni questa via è impraticabile a causa della mancanza di carburante”. Gli indigeni denunciano che gli aerei militari in questi giorni stanno viaggiando sulla rotta in questione e chiedono dunque con insistenza di poter essere imbarcati.