In merito al decreto scuola approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, che fissa i termini della valutazione conclusiva degli studenti per l’anno scolastico in corso, la didattica a distanza è al momento l’unica possibilità per i ragazzi di esercitare il proprio diritto allo studio, non potendo prevedere se e quando si potrà fare ritorno in classe, con un grave rischio per centinaia di migliaia di studenti finora esclusi dall’accesso alle lezioni online. Lo fa notare Save the Children, sottolineando il “rischio concreto di un forte aumento della povertà educativa, già tanto presente oggi nel nostro Paese”. “Oltre alla perdita di apprendimento – dichiara Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia Europa di Save the Children –, il mancato accesso alla didattica per i bambini e degli adolescenti che vivono nei contesti più svantaggiati si può tradurre nella perdita di motivazione e in un isolamento che facilmente può portare all’aumento della dispersione scolastica, che già oggi in Italia raggiunge ben il 14,5%” .
Save the Children chiede con urgenza al ministero “di procedere all’immediato aggiornamento dell’Anagrafe nazionale degli studenti perché vengano censiti tutti i bambini e ragazzi oggi disconnessi dalla loro classe e si attivi ogni sforzo per raggiungerli, perché nessun bambino sia lasciato indietro. Il sistema scolastico non può essere lasciato da solo in questo impegno, è necessario promuovere subito un patto di collaborazione tra scuole, famiglie, enti locali, terzo settore, organizzazioni locali di protezione civile, per fare in modo che tutti gli studenti oggi esclusi ricevano i dispositivi (pc o tablet) e dispongano di una connessione internet, investendo subito le risorse già stanziate e realizzando intese territoriali per l’accesso gratuito al wifi”. L’organizzazione chiede inoltre, “quando necessario, un accompagnamento personalizzato per quei bambini e ragazzi che ne hanno più bisogno, perché non hanno accanto familiari che possano sostenerli nei primi passi della didattica on line o hanno famiglie di origine straniera, prevedendo la figura di un tutor che affianchi i ragazzi nello studio, attraverso una stretta collaborazione tra scuole e terzo settore”. Le reti associative e di volontariato “sono pronte a sostenere fattivamente l’impegno delle scuole”, conclude.