La pandemia ha raggiunto oltre 180 Paesi, ma nelle più gravi emergenze spesso oltre 250 sfollati condividono 1 sola fonte d’acqua, con uno spazio vitale di meno 3,5 metri quadrati a testa. A “Moria” a Lesbo con 1 bagno sporco ogni 160 persone, 1 doccia ogni 500, 1 fonte d’acqua ogni 325. Nell’immenso campo di “Cox’s Bazar” ci sono oltre 40mila profughi Rohingya per chilometro quadrato. A Gaza, con 10 casi confermati, solo 70 posti di terapia intensiva per 2 milioni di persone. In questo contesto Oxfam, impegnata a soccorrere 14 milioni di persone in 50 Paesi, lancia un appello urgente alla comunità internazionale “per sostenere il Piano di risposta globale delle Nazioni Unite e un immediato cessate il fuoco in tutti i paesi in conflitto”. Oxfam chiede inoltre ai leader del G20 di “garantire l’accesso gratuito alle cure sanitarie per tutti, anche nei Paesi più poveri e vulnerabili”. “Nelle prossime settimane e mesi il virus potrebbe avere un impatto catastrofico nei Paesi già devastati da conflitti, epidemie e malnutrizione in molte zone del pianeta”, ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia: “Contesti dove decine milioni di persone sono costrette a sopravvivere senza acqua pulita o strutture sanitarie. La situazione più grave è nei campi profughi che semplicemente non sono stati concepiti per fronteggiare una pandemia di questa portata. In diversi casi non sono rispettati nemmeno i criteri minimi concordati con le organizzazioni umanitarie per la fornitura idrica e lo spazio fisico che dovrebbe essere garantito ad ogni persona per poter condurre una vita dignitosa”. “Oggi è più che mai fondamentale garantire a tantissime persone già costrette a lasciarsi tutto alle spalle per fuggire da guerre e persecuzioni, la possibilità di sopravvivere a questa pandemia”, ha aggiunto Pezzati. Per questo l’Oxfam ha lanciato la petizione #nonseisolo, che ciascuno può sottoscrivere.