Coronavirus Covid-19: mons. Mansi (Andria), “non siamo superuomini, torniamo a pensarci ‘poveri uomini'”

“Noi che siamo abituati a prevedere sempre tutto al dettaglio e al millimetro, ora ci troviamo di fronte a una marea di decessi, appena pochi giorni prima impensabile, di tante, tante persone, e rimaniamo sempre più tutti senza parole”. Lo scrive il vescovo di Andria, mons. Luigi Mansi, nel suo messaggio per la Pasqua. “Si tratta di tante storie di persone che sono incappate in questa triste spirale e sono arrivate al fine-vita nel giro di pochi giorni e senza che in alcun modo si sia riusciti a fare alcunché – aggiunge -. E molti di loro non hanno potuto avere nemmeno l’onore di degne celebrazioni funebri”.
Dal vescovo l’invito a “toglierci dalla testa la convinzione di essere dei superuomini e torniamo invece a pensare che siamo solo dei ‘poveri uomini’, esseri che devono imparare a fare i conti con la propria condizione di limite, di povertà esistenziale”. “L’ebbrezza del progresso tecnologico ci ha resi ciechi e sordi di fronte alla fragilità della nostra condizione umana – aggiunge -, al punto tale che ce ne siamo dimenticati, non ci abbiamo proprio più pensato. Ma poi appare questo virus e nel giro di pochissimi giorni tutto il mondo degli umani è sotto scacco”.
In questo momento, dalle parole del presule emerge la volontà di ricordarci che “noi tutti siamo costituzionalmente fragili, perché semplicemente creature”. “E la creaturalità, piaccia o no, dice limite e dipendenza, rappresenta in assoluto la radice di tutte le fragilità umane che tanto ci angustiano”. Tra le “fragilità di morte” il vescovo indica “la perdita di persone care, lo sradicamento da situazioni e tempi cui è legato molto di noi”. Il riferimento è al lavoro, alla disoccupazione, all’interruzione di relazioni affettivamente importanti. “La fragilità umana, insomma, ha molte espressioni, potremmo dire che ha molti volti. Essa racconta i nostri limiti, penetra le zone d’ombra della nostra vita”.

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