“La pandemia virale ha messo in difficoltà il pianeta: dobbiamo stare ancora più vicini, avere il coraggio e la capacità di pensare in grande e la concretezza di fare passi progressivi”. Lo scrive l’arcivescovo di Genova, il card. Angelo Bagnasco, nella lettera che ha indirizzato ai lavoratori in questo tempo di coronavirus, non essendo stato possibile celebrare la Messa per il mondo del lavoro e le messe pasquali nelle aziende cittadine. “Penso a voi e alle vostre famiglie, alla fatica delle vostre giornate e alle preoccupazioni per il domani. Voi sapete che la Chiesa di Genova vi è sempre stata accanto e, con discrezione, segue i problemi e gioisce per i vostri successi”, aggiunge.
L’arcivescovo indica come “necessario” un “supplemento di reciproca stima e di collaborazioni”: “È auspicabile da subito una rete alta di professionalità, che proponga al mondo politico una nuova visione del lavoro, priorità e suggerimenti concreti”. Nelle sue parole la consapevolezza che “programmare è possibile, essere immediati è possibile: investire molto è possibile”. “Ma – avverte – ad alcune condizioni: che ognuno giochi a carte scoperte, sapendo che il popolo e il Paese meritano ogni impegno. Il morbo infido ci ha fatto toccare la fragilità che ci accomuna: speriamo di diventare più umili e saggi. Nel contempo, la distanza forzata ci ha fatto scoprire la bellezza dei rapporti e il gusto di lavorare insieme. Oggi, costretti a casa, ne usciremo più uniti”.
Infine, il cardinale ammonisce: “Uno Stato che si rassegnasse ad assistere anziché investire per lo sviluppo e la crescita di tutti, sarebbe la negazione dell’uomo. Tutti i corpi intermedi devono esserci, e fare la loro parte con onestà e competenza: l’obiettivo in campo non ammette personalismi di parte, deve guidare le differenze legittime, mettere a fuoco il rapporto tra pubblico e privato, tra centro e periferia, la semplificazione burocratica, indispensabile per far ripartire la macchina in tutti gli ingranaggi piccoli e grandi”.