“Nulla sarà come prima per le famiglie che hanno subito perdite umane. Nulla sarà come prima per chi è stremato dai sacrifici in quanto operatore sanitario. Nulla sarà come prima anche per il mondo del lavoro, che ha prima rallentato e poi ha visto fermarsi la propria attività”. E’ quanto scrive mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, nel messaggio per il 1° maggio, festa del lavoro. Il Covid 19, fa presente il presule, “è un’emergenza a livello globale, quindi nazionale, di conseguenza regionale”. “In tutti i settori, dalle piccole alle grandi aziende, alle già precarie condizioni di alcuni compartimenti industriali come quelli della Ferrosud, della Val Basento, della Val d’Agri e altri, si sono aggiunte quelle del turismo, del Terzo settore e della cultura”, l’allarme del vescovo. “Anche le aziende che si occupano di comunicazione, dalle Tv private ai quotidiani, hanno grosse difficoltà ad esercitare la loro attività. Perdere la loro presenza sul territorio sarebbe una ulteriore ferita”. “E come tralasciare la ristorazione e l’agricoltura messa completamente in ginocchio! Prodotti di prima qualità di tutto il metapontino, esportati in tutta Italia e nel mondo, marciscono con le piante. Le piccole e medie imprese e i trasporti, costretti a chiudere, non potranno ripartire con lo stesso slancio e speranza da cui erano animati. Sempre più numerose sono le famiglie nelle quali ormai da due mesi non entra un centesimo. Sono attività private, lavoratori stagionali o occasionali, spesso in nero, tra cui braccianti agricoli extracomunitari maggiormente concentrati nelle zone di Palazzo San Gervasio e nel Metapontino”.
Nonostante questo quadro, mons. Caiazzo esorta a non “lasciandosi travolgere dal virus del pessimismo e della rassegnazione”: “Bisogna ripartire. E se è vero che abbiamo bisogno di essere fortemente sostenuti economicamente, è altrettanto vero che non intendiamo essere assistiti”. “Dobbiamo essere tutti protagonisti se vogliamo risorgere, incominciando ad agire in modo nuovo, nonostante siamo coscienti che i tempi della ripresa definitiva di tutte le attività sono lunghi”.