“L’emergenza sanitaria ha portato con sé una nuova emergenza economica. L’interruzione di tante attività produttive e commerciali rischia di mettere in ginocchio e di far sparire tante aziende, con gravissima ripercussione sull’occupazione. Gli imprenditori, che in questi anni hanno fatto non pochi sforzi per superare la crisi e creare lavoro, oggi si trovano sulle spalle ingenti debiti e grandi punti interrogativi circa il futuro delle loro aziende”: lo sottolinea il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, nel suo messaggio al mondo del lavoro per il Primo maggio. “Nulla sarà come prima per i settori che sono andati in sofferenza e vivono l’incertezza del domani: nel nostro territorio, dal turismo alla ristorazione, dal mondo della cooperazione e del Terzo settore alla filiera dell’agricoltura, dalla cultura alle fiere e ai mercati”, afferma il porporato evidenziando come turismo, ristorazione e commercio siano “allo stremo: affitti da pagare e stipendi da corrispondere ai dipendenti; i datori di lavoro sono rimasti senza liquidità, mentre la ripartenza si preannuncia incerta e piena di ombre. E poi ci sono quei tanti che vivono di espedienti e lavoro sommerso che sono rimasti senza alcun lucro per sostenere la propria famiglia”. Di fronte all’angoscia di “padri e madri di famiglia che non riescono a mettere un piatto a tavola per i loro figli”, “in queste settimane la Caritas e altre associazioni caritatevoli si sono messe in moto e, consegnando cibo e buoni pasto, hanno assicurato la sopravvivenza”. Perciò, osserva l’arcivescovo, “questo tempo ci ha fatto comprendere quanto siano importanti la solidarietà, l’interdipendenza e la necessità di fare squadra per sostenere e dare speranza ai più fragili”.
Il cardinale esprime “vicinanza e incoraggiamento” alle “organizzazioni sindacali che, con enorme difficoltà, cercano di farsi interpreti e portatori delle attese e delle istanze di tanti che rischiano di perdere definitivamente il lavoro, di quelli che il lavoro hanno già perso e di coloro che non lo hanno mai avuto”. Un pensiero particolare, poi, il porporato lo dedica “a lavoratori speciali quali sono i medici, gli infermieri e tutto il personale che in questo difficile tempo si sta dedicando, con generosità e abnegazione, alle persone che si sono ammalate per il coronavirus”. “Il loro è stato un impegno straordinario che ha visto tanti operatori sanitari prendersi cura delle persone contagiate senza risparmiarsi, in alcuni casi fino a perdere la propria vita. Una testimonianza che ci spinge ad andare avanti con speranza, per cogliere la sfida di rendere il mondo una casa comune”. E conclude: “Con questo auspicio nel cuore e con il ricordo commosso delle tante vittime ci apprestiamo a celebrare la festa del Primo maggio di quest’anno, nella speranza che veramente più nulla torni ad essere come prima, nel senso che per tutti ci siano salute, sicurezza e libertà ma anche lavoro e benessere”.