Coronavirus Covid-19: mons. Nosiglia (Torino), “trovare nuove strade per non spegnere il nostro territorio”. Attivato Fondo di solidarietà “Sorriso”

Il richiamo a “trovare nuove strade per non spegnere il nostro territorio” e l’azione concreta per agire subito di fronte all’emergenza Covid-19 ma anche a quella economica che si fa ogni giorno più dura. Sono i due punti fermi del messaggio che mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, diffonde in occasione del 1° maggio. Il presule sottolinea come il contagio abbia “accentuato la ‘crisi di sistema’ nel mondo economico e finanziario: una crisi a cui la nostra area torinese era già fortemente esposta prima del virus”. Da qui l’appello a lavorare “tutti insieme” per affrontare le due emergenze.
L’arcivescovo, tuttavia, non nasconde che “da questa emergenza sanitaria possiamo anche cogliere elementi per pensare e progettare un futuro diverso e migliore”. Per mons. Nosiglia “abbiamo la straordinaria occasione di rivedere radicalmente un paradigma socio-economico che spesso si è fondato sul consumismo più sfrenato. Oggi tornano a guadagnare attenzione e respiro, invece, le grandi idee e la lezione dell’enciclica Laudato Si’, nella quale Papa Francesco ci chiede di curare la nostra casa comune come un ‘corpo unitario’ e organico”.
Da tutto questo anche la constatazione che, se da un lato “è ora di cambiare il sistema economico in cui viviamo”, dall’altro “sono già molti gli imprenditori rispettosi dell’ambiente e dei diritti e opportunità dei lavoratori”. Per l’arcivescovo è però necessario fare ancora di più. “A tutti dobbiamo ricordare che la crisi e le emergenze possono accentuare le disuguaglianze e produrne di nuove. Occorre una attenta vigilanza, politica e culturale, per non creare esclusioni”. Due sono gli esempi fatti: i lavori e i settori che saranno travolti dal balzo tecnologico-digitale che il Paese sta compiendo e “quei lavoratori senza tutele sufficienti, senza diritti e ammortizzatori sociali che continuano a vivere in preoccupanti zone grigie”.
Dopo aver espresso solidarietà a “tutti quei lavoratori che hanno garantito la ‘sopravvivenza’ del Paese”, Nosiglia ha spiegato: “La Chiesa di Torino e della Val Susa non vogliono restare a guardare. La solidarietà, che in tanti campi si è già attivata, deve diventare non un’azione estemporanea, ma un modo ‘abituale’ di vivere”. Da qui la creazione di un Fondo di solidarietà “in cui possano confluire risorse economiche per contrastare la carenza di liquidità che molte famiglie, liberi professionisti, esercizi commerciali e piccolissimi imprenditori stanno drammaticamente vivendo”. Il Fondo, chiamato “Sorriso – La Solidarietà che riavvicina e sostiene”, oltre che dalla diocesi, è stato reso possibile dalla Fondazione don Mario Operti e da Unicredit.
Ma non basta. Sempre il presule, infatti, rivolgendosi “alla comunità cristiana” chiede di impegnarsi nel volontariato. “Sono convinto che piccole azioni comunitarie e locali siano importanti per aiutare le persone a rialzarsi. La speranza, virtù teologale, ha sempre bisogno di camminare sulle gambe delle persone e di concretizzarsi nell’ordinario della vita”.

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