Una colletta nazionale per l’8 maggio, giorno della patrona dell’Argentina, la Vergine di Lujan. È solo l’ultima iniziativa, tra le tante, messa in atto dalla Caritas dell’Argentina, che guarda già alla fase due, dopo 40 giorni di quarantena che hanno limitato i contagi nel Paese australe (4.285 casi con 214 vittime), con uno dei tassi più bassi, nel rapporto tra casi e abitanti, di tutto il continente americano. Ma resta forte la preoccupazione per le classi più povere e i lavoratori informali. Lo spiega al Sir Juan Pablo Gasme, coordinatore dell’area Sviluppo istituzionale di Caritas Argentina: “In queste settimane abbiamo raggiunto 4 milioni di persone, in pratica rispetto a dicembre la nostra attività si è più che duplicata. Eravamo molto preoccupati per la vita delle persone nei 6.416 quartieri popolari e periferici esistenti nel Paese, soprattutto, ma non solo nelle grandi città. Abbiamo cercato di organizzarci con mense, centri di distribuzione di alimenti, centri di accoglienza per anziani e persone sole. Eravamo pronti, ma per fortuna l’atteso picco non è finora arrivato. La nostra risposta, efficace grazie a una rete di volontari molto grande, si è sviluppata in tre direzioni: l’assistenza alimentare, quella sanitaria e l’aiuto economico per i più poveri”.
Nei quartieri periferici popolari, spiega Gasme, oltre alla distribuzione di alimenti, “abbiamo promosso numerosi centri di isolamento comunitario, dove poter accogliere in condizioni di sicurezza sanitaria la popolazione anziana e in precaria situazione abitativa”.
La preoccupazione principale, oggi, è soprattutto di tipo economico: “Il 39% della popolazione vive di economia informale, le cosiddette changas. Oggi è tutto fermo, c’è il sussidio del Governo, ci sono i buoni spesa, ma tutto questo non è sufficiente e stiamo cercando di intervenire noi, con le mense, con borse di alimenti e vari tipi di sostegno. Collaboriamo con altre realtà ecclesiali, congregazioni religiose, altre Chiese cristiane come gli evangelici. Con il Governo, in questo momento, il rapporto è fluido e collaborativo”. Per il futuro, “ci sono molte incognite, ora la priorità è riattivare l’economia, che era già in crisi prima dell’arrivo della pandemia. Ci troviamo di fronte a uno scenario molto complesso e dobbiamo ascoltare gli inviti di Papa Francesco, che ci ricorda che tutti siamo nella stessa barca e non ci si salva da soli. E la lezione che ci arriva è che siamo chiamati a organizzare la società in modo diverso”.