“Che cosa fa la Chiesa? Che cosa fa la diocesi?”. È “la domanda che ritorna puntuale ogni volta che, di fronte a una crisi, chi ne ha la competenza non trova soluzioni adeguate”. Lo osserva il direttore della Caritas di Bolzano-Bressanone, Paolo Valente, in una riflessione pubblicata sul mensile diocesano “Il Segno”. Valente prende ad esempio il caso delle persone senza dimora presenti soprattutto a Bolzano, di cui ci si rende conto solo ora per paura del contagio: “È molto diffusa, anche tra ferventi cattolici, la credenza che la Chiesa abbia a disposizione alloggi ma non si sa bene perché non li voglia mettere a disposizione. È un pregiudizio sempre difficile da correggere. Certo che la diocesi o gli Istituti diocesani hanno delle abitazioni, ma sono naturalmente tutte affittate e occupate”. Gli ordini religiosi hanno spazi adatti e disponibili? “È possibile – rileva il direttore della Caritas diocesana -. Però ogni congregazione è responsabile del proprio patrimonio e ne dispone in autonomia. Nei conventi abitano oggi molte suore o frati anziani che in questo momento sono una categoria particolarmente a rischio. Ne sono morti già molti, in tutta Italia, a causa di Covid-19. Per questo la Caritas ha proposto all’Ente pubblico di non cercare improbabili spazi nei conventi, ma di allestire strutture di emergenza nell’ambito delle attività della protezione civile, dal momento che si tratta di un’emergenza di ordine sanitario”.
Ma, prosegue, “torniamo pure agli spazi delle congregazioni religiose. Normalmente quelli che ci sono vengono anche messi a disposizione”.
A Bolzano “la diocesi offre da diversi anni la casa Freinademetz che è destinata a persone che pur lavorando non trovano alloggio. Anche la Caritas dedica un suo appartamento ad ospitare persone richiedenti asilo inserite nel sistema di accoglienza dei Cas, senza per questo chiedere un euro alla Provincia. Lo stesso ha fatto per anni la parrocchia Tre Santi di Bolzano”. E “questo è solo una parte di quello che è stato e che viene fatto”. Non solo: “Anche in tempo di Covid-19, mentre molti si sono chiusi (giustamente) in casa, la Caritas (cioè la Diocesi) ha fatto l’impossibile per mantenere vive le sue attività. Ha avviato un servizio di supporto agli anziani soli (spesa a cura di giovani volontari), una hotline per le persone disorientate, servizi di ascolto per problemi economici, psicologici, per persone in stato di lutto, ha esteso gli orari per l’accoglienza delle persone senza dimora ed altro ancora”. Di qui la domanda conclusiva: “Ci si potrebbe chiedere: al posto di chi la Chiesa locale fa tutte queste cose?”.