“Non siamo ingenui e sappiamo bene che ci sono momenti tragici della vita, come carestie, guerre, epidemie e attentati, in cui non si può pensare di salvare tutti e questo è un cruccio generale. Tuttavia ci sono alcuni aspetti che riteniamo debbano essere tenuti saldi”. Lo scrive Scienza & Vita, dopo che 10 Stati negli Usa hanno fornito ai medici criteri-guida per decidere chi attaccare al respiratore e chi no e le Raccomandazioni della Siaarti in Italia.
“Non si può far vivere o morire o dare differente trattamento intensivo sulla base della presenza di disabilità mentale o disabilità fisica”, osserva Scienza & Vita, e in caso ci fosse un solo ventilatore per due pazienti “si dovrà agire preferendo fornire l’unico ventilatore disponibile a chi non ne risente svantaggio o a chi è più ragionevole che ne riporterà un vantaggio in termini di sopravvivenza. In tutti gli altri casi, non si può valutare a priori che una vita umana sia più degna di essere vissuta di un’altra. Si potrà dire che è istintivamente più facile preferire un giovane ad un vecchio o un sano ad un malato cronico, ma l’istinto in questi casi è fuorviante. Dovrà essere il medico e lo staff dirigenziale a prendere la decisione ultima sulla base del colloquio col paziente o con i suoi tutori e del suo reale stato clinico”. Anche in questo caso “l’alleanza terapeutica sarà la strategia vincente”.
La scelta dunque “dovrà passare non per freddi e rigidi protocolli scelti aprioristicamente, ma essere elaborata al letto di ciascun malato, ognuno diverso e unico, dove si dovranno realizzare scelte condivise. La drammaticità della situazione non può giustificare soluzioni semplificatorie, che possano far pensare o aprire la strada a comportamenti di selezione a priori tra categorie di malati. La vicenda del coronavirus non deve davvero essere utilizzata per dare una parvenza di eticità, anche per il futuro, a prospettive di questo genere”. Del resto, conclude Scienza & Vita, “i medici in prima linea hanno continuato a ripetere, in questi giorni, che le valutazioni di futilità o comunque di proporzionalità circa l’utilizzo delle risorse sanitarie disponibili sono riferite, caso per caso, all’insieme delle condizioni di salute di una data persona, e non ad un solo fattore (per esempio l’età) discriminante”.